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Channel: WhiteRussian: cinema (e non solo) all'ultimo sorso
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La città incantata

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Regia: Hayao Miyazaki
Origine: Giappone
Anno: 2001
Durata: 125'


 

La trama (con parole mie): la piccola Chihiro, alle prese con un trasloco che non vuole ed in viaggio verso la sua nuova casa in campagna, si imbatte con i genitori in uno strano parco divertimenti deserto. Quando il padre e la madre cadono vittime di un incantesimo trasformandosi in maiali e Chihiro viene guidata dal giovane Haku in un mondo di spiriti e strane creature e viene ribattezzata Sem ed assunta in un complesso termale all'interno del quale si rilassano entità provenienti dalle differenti realtà, il suo confronto con la strega Yubaba e la sua gemella Zeniba diviene fondamentale per ritrovare la strada per il mondo che conosce e salvare i suoi genitori.
Riuscirà la bambina a trovare la via per l'equilibrio e lasciare il segno da una parte e dall'altra della realtà?






Lo Studio Ghibli, e Hayao Miyazaki, sono una realtà consolidata e celebrata in tutto il mondo, ed uno dei fiori all'occhiello della settima arte tutta: come spesso mi capita di citare, addirittura un Maestro come Kurosawa dichiarò in un'intervista che il paragone tra lui stesso e Miyazaki risultava riduttivo per quest'ultimo.
Una cosa non da poco, per un regista di "semplici" cartoni animati. E per un regista in generale.
La città incantata - primo, a quanto mi risulta, lungometraggio d'animazione a vincere il premio più prestigioso ad un grande Festival, nello specifico l'Orso d'oro a Berlino -, considerato da molti il Capolavoro del grande cineasta, la summa della sua opera, è un affresco meraviglioso per le suggestioni ed i colori, i paesaggi, i temi trattati, l'universalità dei temi - uno dei più grandi pregi di Miyazaki è la sua capacità, tratto distintivo dei grandi narratori, di parlare a tutte le latitudini ed età -, segnato da una vena dolce, speranzosa ed al contempo malinconica come la maggior parte dei suoi lavori, eppure, lo ammetto, continua a non essere di gran lunga il mio personale favorito.
Forse troppo ineccepibile, forse, effettivamente, un cocktail clamorosamente perfetto della poetica del suo autore, non sono mai riuscito a trovare in questa che è e resta, di fatto, una meraviglia, il cuore di Porco Rosso, la semplicità assoluta e disarmante del meraviglioso Totoro, la passione bruciante di Mononoke.
Senza dubbio, a partire dal tema del rapporto genitori/figli - dalla protagonista Chihiro alla strega Yubaba - alla meraviglia dei paesaggi offerti dal mondo "dall'altra parte", dalla varietà di personaggi e caratteri - che si tratti della fugace apparizione dello Spirito del ravanello allo sfaccettato e senza dubbio vero jolly della pellicola Senza Volto -, fino alla cornice da togliere il fiato offerta dalla brulicante struttura termale al mondo come spesso accade nelle opere del già leggendario Hayao basato e strutturato principalmente sull'acqua, tutto è un restare a bocca aperta, nella speranza che il cuore si lasci trasportare dalle gesta di una protagonista femminile - altro tratto distintivo dell'opera del regista - pronta a ritagliarsi un ruolo forse non di primo piano, eppure fondamentale per il suo mondo, a prescindere da quale quest'ultimo sia.
Dunque, potrebbe apparire decisamente strano che qui al Saloon si decida di mettere La città incantata un gradino sotto - sempre che di "sotto" si possa parlare, per lavori di questo calibro - altri titoli meno celebrati di Miyazaki, lanciando di fatto una sorta di sfida alla critica illustre che proprio grazie al successo di questo film ha riscoperto un nome che in Giappone era considerato intoccabile da quasi un ventennio: eppure, con il cuore in mano - e quattro visioni alle spalle - posso affermare che l'innamoramento che di consueto provo quando mi trovo di fronte ad un lavoro targato Ghibli in questo caso ha faticato - come ad ogni passaggio in casa Ford - a farsi strada nel mio cuore, finendo per "ridursi" al finale per sancire la sua indiscutibile grandezza - ed in particolare, allo stupendo viaggio sulla ferrovia di Sen/Chihiro e della sua improvvisata brigata -.
Certo, ci sarebbero da analizzare tutte le derivazioni culturali e le ispirazioni di un mondo coloratissimo e fantastico, ribollente, a tratti spaventoso eppure in qualche modo sempre giocoso, e senza dubbio un prodotto come questo apre la strada ad articoli, recensioni fiume, saggi e chi più ne ha, più ne metta: ma in un momento, chiudo gli occhi e torno con la mente a Totoro, alla poesia e alla bellezza delle piccole cose, e penso che allora il ritorno di Chihiro al suo mondo, alla realtà, a quello che sta da questa parte, benchè segnato nel profondo dalla magia dell'altra, sia più che giusto.
Naturale.
Ed è per questo che, alle spalle i postumi della sbronza di colori e stupore che La città incantata saprà sempre regalare e regalarmi, continuerò a pensare che il meglio di questo strepitoso regista non si trovi nelle gesta mirabolanti e strepitose dell'energica e piena di sorprese Chihiro.



MrFord



"Centuries are what it meant to me
a cemetery where I marry the sea
stranger things could never change my mind
I've got to take it on the otherside
take it on the otherside
take it on
take it on."
Red Hot Chili Peppers - "Otherside" - 





Duro da uccidere

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Regia: Bruce Malmuth
Origine: USA
Anno: 1990
Durata:
96'




La trama (con parole mie): Mason Storm è un poliziotto tutto d'un pezzo, spaccaculi incorruttibile, nel posto giusto al momento sbagliato. Nel corso di un'intercettazione, infatti, insieme al boss locale Calabrese scopre l'implicazione del Senatore Trent, uno tra i politici più in vista della città.
Appoggiandosi ad alcuni poliziotti corrotti, lo stesso membro del Congresso ordina un assalto alla casa del tutore della Legge che finisce in un vero e proprio massacro: malgrado la resistenza di Storm, infatti, sua moglie e suo figlio vengono uccisi, mentre lui, ridotto in coma e nascosto da un vecchio amico del dipartimento, è costretto in un letto d'ospedale per sette lunghi anni.
Al risveglio, l'ex poliziotto dovrà non solo difendersi dagli attacchi di Trent e degli uomini responsabili dell'uccisione dei suoi cari, ma anche fuggire - aiutato dall'infermiera che si è occupata di lui durante il coma -, nascondersi per ritrovare le forze e rimettersi in forma nonchè rintracciare il collega che aveva reso possibile la sua sopravvivenza per attuare un piano di vendetta.







Questo post partecipa alla sarabanda di legnate organizzata per celebrare Meniamo le mani 2!




Dev'essere davvero un periodo di magra, per gli action che mi hanno cresciuto, se oltre ai miei consueti eroi del genere sono finito perfino a ripescare quello che, forse, ho meno seguito anche ai tempi, Steven Seagal.
Eppure, con il recente ripescaggio di Trappola in alto mare e Trappola sulle montagne rocciose - senza contare il terribile quanto geniale Killing point -, mi sono trovato a rivalutare l'operato del parruccone più bolso del Cinema di botte, andando di conseguenza a ripescare le sue performance legate ai tempi in cui non era poi così bolso e, almeno all'apparenza, non sembrava indossare un caschetto di capelli in stile Playmobil.
Duro da uccidere, in questo senso, è una scelta pressochè perfetta: cucito sulle spalle di Seagal - ma ugualmente adattabile, con qualche cambio di coreografia per quanto riguarda le scene di combattimento e le parti dedicate all'allenamento, ad un qualsiasi interprete che questo tipo di pellicole abbia consacrato dagli anni ottanta in avanti, si parli dei mostri sacri Stallone, Schwarzenegger, Van Damme e Willis fino ai recenti Statham -, inverosimile, breve, veloce, divertentissimo nel suo essere tamarro, è in grado di riportare qualsiasi nostalgico - come il sottoscritto - ad un'epoca in cui le cose erano molto più semplici, i buoni erano i buoni e sistemavano i cattivi a suon di gran legnate, non c'erano grossi tormenti, domande e passaggi legati al buon senso ed alla logica, ed alla fine tutti al parco ad imitare - o più propriamente, a cercare di farlo - le mosse del protagonista di turno.
In particolare, scoprire per la prima volta una chicca di questo calibro è stato davvero godurioso, degno del banco di legno del Saloon e delle sbronze selvagge: dalla ridicola e divertentissima sequenza dell'assalto alla casa di Mason Storm - che si prende fucilate a ripetizione continuando a sgominare avversari come se niente fosse prima di cadere in un coma di sette anni dal quale finisce per riprendersi a tempo di record - all'escalation conclusiva con la giusta e sacrosanta resa dei conti, il film di Malmouth è un festival di luoghi comuni dell'action anni ottanta e novanta, impreziosito giusto dalla presenza di Kelly LeBrock - all'epoca compagna del protagonista -, nel ruolo improbabile dell'infermiera che senza farsi troppe domande si innamora del suo assistito in coma dopo averlo rasato per anni in maniera penosa, senza preoccuparsi del numero imprecisato di inseguimenti, sparatorie e scazzottate cui sarà costretta ad assistere da quel momento in avanti.
Onestamente, nel corso della visione la sensazione più presente è stata quella della malinconia per un periodo in cui questo tipo di prodotti non solo veniva considerato come "roba forte" ed andava bene al botteghino, ma di fatto costituiva uno standard pronto a guidare una generazione di ragazzini alla loro età adulta e ad intrattenere gli adulti come se non ci fosse un domani: al giorno d'oggi, purtroppo, l'essere naif di robaccia di questo calibro è una qualità andata perduta dietro minutaggi da capogiro o pretese artistiche anche per titoli che pretese artistiche non dovrebbero avere per contratto, e che porta residuati dell'epoca come il sottoscritto a rimpiangere perfino i loro meno interessanti "eroi" pur di tornare ad un periodo d'oro che, ora come ora, difficilmente potrà ripetersi.
Fortunatamente, ed è il bello del Cinema, ogni volta che si vorrà si potrà pensare di tornare a menare le mani accanto ai pionieri delle botte della settima arte, interpreti dozzinali e sguaiati che prima o poi - anche se, a ben guardare, questo trend ha già preso vita - verranno rivalutati e ringraziati per il lavoro svolto, seppur esclusivamente con i muscoli e parecchia immaginazione.
In fondo, il miracolo di una visione è anche questo: uomini grandi e grossi dalla scarsa mobilità pronti, a mani nude, a sgominare intere schiere di nemici.
Chi non l'ha mai sognato, del resto!?






"Yeah, play times over motherfuckers
spice 1's defiantly in motherfuckin' effect
you know what I'm saying? bringing it to all you bitch ass niggaz
so raise up and recognize, and understand that this brother is hard to kill."
Wu Tang Clan - "Hard to kill" - 



That awkward moment - Quel momento imbarazzante

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Regia: Tom Gormican
Origine: USA
Anno: 2014
Durata:
94'




La trama (con parole mie): Jason, Daniel e Mikey sono tre amici inseparabili fin dai tempi dell'università, sempre pronti a spalleggiarsi l'un l'altro, che si tratti di rimorchiare o di passare il tempo tra alcool e videogiochi. Quando Mikey, l'unico ad essere sposato, viene lasciato dalla moglie, i tre promettono di rimanere single in modo da essere presenti e divertirsi il più possibile uscendo insieme: peccato che, non troppo tempo dopo, Jason conosca quella che pare proprio essere la ragazza dei suoi sogni, Daniel finisca a letto con la sua migliore amica e compagna di "rimorchi" Chelsea e Mikey tenti la strada della riconciliazione con la consorte, il tutto senza che nessuno sia partecipe di quello che sta accadendo agli altri.
Quando la situazione esploderà, non sarà messa alla prova soltanto l'amicizia dei tre, ma anche i rapporti che hanno cercato, in un modo o nell'altro, di costruire.








Con il passare degli anni resto sempre più convinto dell'idea che, almeno quanto per gli uomini le donne restino una sorta di oggetto misterioso, la situazione possa essere la stessa vista dall'altra parte - con le dovute proporzioni, considerato che, tendenzialmente, noialtri siamo decisamente più semplici e meno svegli -.
Ora, la visione di questo film mi ha portato a pensare di incentrare il post non tanto sul film stesso - che non dice, di fatto, niente di nuovo, ma lo fa con un buon approccio da commedia romantica indie che tutto sommato si fa voler bene, nonostante una conclusione decisamente poco coraggiosa, per esempio, se confrontata con cose più interessanti come Drinking buddies -, quanto su una delle grandi verità riguardanti l'Uomo inteso come genere: per quanto intenti a mostrare il lato forte, figo o simpatico del momento, decisi o timidi, pronti a scopare senza ritegno e fuggire come se ci si accorgesse di essere nel letto sbagliato - davvero niente male la partenza della storia tra Jason ed Ellie -, la verità è che il genere maschile è popolato da fighette.
E' una dura verità, ma che lo si dichiari oppure no, tutti noi sappiamo che è così.
Questo, principalmente, perchè soffriamo di dipendenza.
E di quella sbagliata, o quella giusta al momento sbagliato.
Spesso e volentieri, infatti, ci divertiamo a cucirci addosso un'aura da stronzi sciupafemmine quando, in realtà, non possiamo fare a meno di quel brivido, che sia caccia, contatto fisico, calore umano, sesso puro e semplice.
Ed allo stesso modo, finiamo per non riconoscere mai quanto, ed in modo molto femminile, ci scopriamo romantici, gelosi, pronti a coltivare gli stessi dubbi e porre le stesse domande che tanto, in condizioni di tranquillità, ci divertiamo a sbeffeggiare rispetto alla parte in rosa del mondo.
In questo senso, il lavoro di Tom Gormican - nonostante, come già sottolineato, il finale molto consolatorio e lo sviluppo chiaramente telefonato - ben sottolinea questo aspetto, sfruttando tre protagonisti in parte - devo ammetterlo, Zac Efron comincia addirittura quasi a piacermi, dopo Cattivi vicini e questo That awkward moment - ed una serie di situazioni tipiche del buddy movie bromantico da serata tra amici con fuochi d'artificio iniziali e sbronza malinconica di chiusura: in qualche modo, si potrebbe perfino pensare che l'intreccio sentimentale che fa da ossatura alla pellicola sia più legato all'amicizia che lega Jason, Daniel e Mikey piuttosto che alle storie che ognuno di loro vive nel corso di questi novanta minuti tutto sommato discretamente guardabili, considerati i limiti che una proposta di questo genere può per natura avere.
E attenzione: tutta la questione della verità sull'atteggiamento di noi pezzi d'uomini non è una grande rivelazione svelata all'universo femminile, quanto più una strizzata d'occhio con tanto di pacca sulla spalla a tutti i miei compagni di bevute del Saloon - un pò quello che accade tra il padre di Ellie e Jason alla festa "in costume" -.
Possiamo raccontarcela quanto vogliamo, ma non possiamo affatto prenderci per il culo.
Certo, ci sarà chi di noi finisce per rimorchiare di più, chi resterà legato ad una sola donna per tutta la vita, chi neppure a quella: ma sotto sotto, siamo tutti nella stessa barca.
Capaci di chiamare la compagna di riserva quando quella che ci piace davvero ci manda in bianco per poi tornare da lei con la coda tra le gambe, delle peggiori figure si possano fare, o anche solo immaginare: in realtà quel "dunque" preso tanto di mira dai tre impavidi - più o meno - eroi della pellicola è proprio dell'Uomo, che finge di non porsi domande e poi torna - o si butta - tra le braccia dell'amata neanche fosse di colpo salito sulla macchina del tempo e divenuto ancora una volta bambino.
Quello è il momento imbarazzante.
E la cosa curiosa è che a volte è proprio questa la goccia che fa traboccare il vaso rendendo possibile l'innamorarsi della donna della nostra vita.




MrFord




"Under a sky, no one else sees,
yourself appears in front of me
the sky clear, the sun hits, i'm here
waiting, what's happening.
the moment that you want is coming if you give it time."
The Horrors - "Still life" - 




Tartarughe ninja

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Regia: Jonathan Liebesman
Origine: USA
Anno:
2014
Durata:
101'





La trama (con parole mie): April O'Neal è una reporter che aspira a lavorare in prima linea nella ricerca di notizie e scoop legati a storie importanti e che contano, piuttosto che continuare a presentare inutili servizi dedicati alla ginnastica dei vip. Quando il temibile Clan del piede, organizzazione criminale che da tempo minaccia e terrorizza New York, comincia ad essere fronteggiato da un gruppo di misteriosi vigilantes, la giovane giornalista scopre un legame tra gli stessi e la sua infanzia, il defunto padre ed il magnate William Sachs: il gruppo di improvvisati eroi, infatti, si rivela essere un quartetto di tartarughe adolescenti mutanti addestrate nelle arti marziali da un topo umanoide e rifugiatisi nelle fogne della Grande Mela quindici anni prima, salvate proprio da April bambina.
Riusciranno i curiosi giustizieri accanto alla reporter a salvare la città mantenendo la loro identità segreta? E Shredder, il terribile leader del Clan del Piede, potrà davvero essere affrontato dai giovani combattenti? 







Se non ricordo male fu nell'ottobre del millenovecentonovanta - che pare una vita fa, ormai - che, nel corso di un party "cumulativo" - era il mese in cui, alle medie, avevamo più compleanni, ed i genitori si divertivano ad organizzare feste di gruppo con giochi e quant'altro -, ricevetti in regalo lo skateboard delle Tartarughe ninja, che ai tempi erano un vero e proprio cult, tra cartoni animati, giocattoli ed improvvisate assegnazioni di parti al parco o quando si passava il tempo con gli amici.
In realtà la mia tavola su ruote restò poco utilizzata - la bicicletta finì per piacermi molto di più -, il film dedicato ai TMNT lo ricordo ancora, oltre che per il fatto di averlo poi registrato e rivisto in un centinaio di altre occasioni, soprattutto con mio fratello, perchè lo raccontai a mia nonna in ospedale non troppo tempo prima che morisse, e piano piano anche i giocattoli ed i ricordi svanirono nel buio dell'adolescenza, prima che il Cinema diventasse la passione che è oggi.
Quando seppi dell'intenzione di riportare sulla cresta dell'onda le tartarughe più famose del mondo del Fumetto e dell'animazione non sapevo se essere contento, considerati gli scempi che, negli ultimi anni, sono stati fatti di molti dei miti della mia infanzia, da Nightmare a Robocop, ed ho finito per rimanere in attesa ignorando, di fatto, la presenza di Megan Fox e dei suoi agghiaccianti pollici nel cast, concentrandomi solo sulle aspettative che i quattro curiosi eroi avrebbero deluso o rispettato: il risultato è una sorta di via di mezzo molto legata all'approccio di chi si confronta con la pellicola.
Di fatto, se vi aspettate una sorta di remake del trash ma cultissimo film del già citato novanta probabilmente resterete delusi, considerata la parentela che questa nuova incarnazione ha con i lavori di Michael Bay, così come se, scelleratamente, avrete scelto di dedicare una serata alle tartarugone esperte di arti marziali nonostante i vostri gusti richiamino più il Cinema francese l'alto bordo: se, al contrario, l'approccio sarà sguaiato e senza pretese come se foste davanti ad uno Sharknado qualsiasi, allora, potrebbe addirittura essere che la baracconata di Jonathan Liebesman possa addirittura strapparvi qualche sorriso e far tornare, complici durata e svolgimento, ai tempi in cui i titoli di questo tipo erano semplici e diretti come dovrebbero essere, con poche e definite sfumature, il cattivo che è davvero cattivo ed i buoni pronti ad affrontare i momenti di difficoltà per poi tornare alla carica nel più classico dei finali a stelle e strisce.
Il resto, dalla sceneggiatura alla realizzazione, è trascurabile quanto innocuo, e suonerà probabilmente familiare sia ai conoscitori della storia delle quattro tartarughe guidate dal mitico Splinter sia ai neofiti, considerato che l'evolversi della vicenda rispecchia pienamente gli standard che il genere impone: personalmente, mi sono tutto sommato divertito a rivedere sullo schermo Leonardo, Donatello, Michelangelo - il mio favorito ai tempi dell'infanzia - e Raffaello - divenuto il mio riferimento dal primo film in poi -, così come un pò di sane sequenze a suon di effetti e gran casino che in una certa misura hanno finito per riportarmi indietro nel tempo molto più di schifezze recenti come Transformers 4 - sempre per rimanere in tema Michael Bay -.
Un pop corn movie a tutti gli effetti, dunque, e senza dubbio non il peggiore dedicato a questi personaggi che, se trattati da autori validi, sarebbero sicuramente in grado di esprimere ancora - soprattutto verso le nuove generazioni - le loro potenzialità senza bisogno di indossare le Beats o parlare facendo il verso ai giovani del momento.
Nella speranza che prima o poi questo avvenga, per una serata a neuroni spentissimi qui al Saloon va bene anche così.



MrFord



"Cowabunga, I'm ridin the wave, 
ridin the wave, ridin the wave
girl cowabunga, I'm divin deep inside of you, 
divin deep inside of you, girl divin deep inside of you
cowabunga!
I'm ridin the wave, ridin the wave, ridin the wave
Girl cowabunga, I'm divin deep inside of you, 
divin deep inside of you, girl divin deep inside of you."
One Chance - "Cowabunga" - 



Thursday's child

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La trama (con parole mie): la marcia di avvicinamento alla fine dell'anno e ai Ford Awards che decideranno le sorti della stagione prosegue inesorabile, proponendo - come troppo spesso accade ultimamente - titoli buoni giusto per far traboccare il vaso di quelli che si contenderanno il premio per il peggior film dell'anno.
Nuova settimana di proposte dimenticabili o pseudo cult, dunque, che potrebbe scontentare perfino il mio ultimamente sempre più inaffidabile rivale Cannibal Kid, regalando in questo modo al sottoscritto l'unica soddisfazione: peccato sia fuori dalla sala.


"Vieni qui a farti consolare, quel Ford è proprio un bruto: darti tutte quelle bottigliate solo per aver dato ragione a Cannibal Kid!"




Sin City – Una donna per cui uccidere


Cannibal dice: Se a Sin City c'è una donna per cui uccidere, a Cannibal City c'è un Ford da uccidere. In attesa che ciò avvenga, possiamo goderci il floppone dell'estate americana. Sin City 2 è stato infatti il tonfo più clamoroso al box-office americano, capace di incassare persino meno dell'altro flop sequel dell'anno, Expendables 3. A questo punto viene lecito chiedersi se c'era davvero bisogno di un seguito a un film, il primo Sin City, che non era male, soprattutto a livello visivo, però non faceva venire una particolare voglia di un secondo capitolo. Riusciranno le splendide Jessica Alba ed Eva Green a renderlo necessario?
Lo scopriremo presto, solo qui su www.pensiericannibali.com, e su un altro centinaio di siti tra cui il pessimo WhiteRussian.
Ford dice: il primo Sin City, esploso sull'onda dei poco esplosivi e poco fenomenali film grindhouse firmati da Rodriguez e Tarantino una decina d'anni or sono, mi aveva intrattenuto senza farmi particolarmente impazzire. Sinceramente, non smanio per correre a vedere il sequel, un pò come non smanio per leggermi ogni giorno le buffonate che scrive il mio rivale sul suo blog ormai sempre più radical chic, complice il dominio proprio. Finirò per guardarlo principalmente per Julez, che non vede l'ora di un pò di pulp senza impegno. Un pò come prenderei a botte il Peppa Kid, senza impegno. E gratis.

"Ora faccio vedere a Ford che c'è qualcuno che guida peggio di lui!"



Annabelle


Cannibal dice: Annabelle è il prequel di L'evocazione – The Conjuring incentrato sulla bambola inquietante che lì faceva un'apparizione. Se quello, pur lontano dall'essere un capolavoro, è stato uno dei migliori horror usciti di recente, questo si preannuncia come una clamorosa porcheria. E sì che a me le bambole, come quelle con cui gioca Ford, mi inquietano parecchio, ma questo film rischia di essere soltanto ridicolo. Speriamo allora faccia almeno ridere.
Ford dice: L'evocazione - The conjuring era stata una delle cose più interessanti dello scorso anno nell'ambito horror. Questo Annabelle, invece, pare avere le premesse per diventare una delle cose peggiori della stagione. Penso che, a meno di particolari ripensamenti, lo lascerò a quella bambolina di Katniss Kid, in modo che possa far tremare un pò le sottane.

"Ebbene sì, sono Katniss Kid: c'è qualche problema!?"

Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires


Cannibal dice: Commedia romantica 2.0 proveniente dall'Argentina, affronta la tematica dell'amore via internet in maniera simpatica e piuttosto originale. Non un film indimenticabile, però una piccola chicca che merita una possibilità. Pensieri Cannibali, sempre avanti, altroché Ford o la distribuzione italiana, una chance gliel'aveva data già un paio d'anni fa, qui c'è la prova: http://www.pensiericannibali.com/2012/08/una-vita-da-medianeras.html. E voi?
Adesso che il film esce finalmente anche in Italia, non trovate più scuse per perdervelo.
Ford dice: ricordo vagamente la recensione del mio rivale a proposito di questo film uscito clamorosamente in ritardo in Italia. Potrebbe valere una visione, ma considerato che non vorrei dare troppo credito alle opinioni del Coniglione, potrei quasi quasi snobbarlo per partito preso. Un pò quello che fa lui con il Cinema di livello.

"Questa roba mi pare proprio radical chic: sarà meglio che non la proponga a Ford!"

Fratelli unici


Cannibal dice: La coppia di sex-symbol che fa scatenare gli ormoni delle massaie italiane (tra cui Mrs. James Ford) formata da Raoul Bova e Luca Argentero è protagonista di una classica commedia italiana degli ultimi tempi. Di quelle che non fanno ridere manco per sbaglio. Il pubblico nostrano probabilmente apprezzerà. Io meno.

Ford dice: commedia troppo italiana con Bova e Argentero? Le mie intenzioni di vederla sono più o meno le stesse di affrontare un'altra visione teen consigliata dal Cannibale.

"Quei due cattivoni di Ford e Cannibal parlano male di noi.""Certo, voglio l'esclusiva sui rapporti bromantici, quegli egoisti!"
La trattativa


Cannibal dice: Docu-fiction firmata da Sabina Guzzanti sul rapporto tra Stato e Mafia. Un rapporto misterioso quanto pericoloso, un po' come quello tra me e Ford. Chi di noi due rappresenta lo Stato e chi la Mafia?
Questo non lo so. Quello che so è che, anche se la tematica è interessante e merita di essere conosciuta a fondo, al momento non è che c'abbia tutta 'sta voglia. Cosa volete che vi dica? Sono un ragazzo disimpegnato e superficiale, quindi lascio la visione a quel serioso di Mr. James Ford.
Vedete? Già uno che ha il Mister davanti al nome fa tipo serio e rispettabile...
Rispettabile magari anche no.
Ford dice: ultimamente il Cinema italiano mi da talmente sui nervi che perfino le cose potenzialmente interessanti mi suonano come pretestuose ed inutili. Un pò come i commenti e le opinioni cinematografiche del Cannibale, che dopo un inizio duemilaquattordici promettente pare essere tornato ai suoi più bassi livelli.

"Vogliamo fare un taglio alla Cannibal? Da un orecchio all'altro!"
Perez


Cannibal dice: Perez? Cos'è, un film sul blogger più noto della rete dopo me e Ford, ovvero Perez Hilton?
Mi sa proprio di no. Mi sa che è un altro film italiano impegnato o pseudo impegnato.
Non mi attira molto la presenza di Luca Zingaretti come protagonista, però c'è anche il mitico Marco D'Amore di Gomorra – La serie e quindi magari, prima della seconda stagione che arriverà pare solo nel 2016, sentendo la nostalgia della sua parlata napoletana potrei dargli un'occhiata. Tanto fino al 2016 c'è tempo.
Ford dice: altro film italiano, altro film che salto volentieri a piè pari.
Giusto in tempo per atterrare sulla schiena del mio antagonista, che evidentemente ha bisogno di qualche lezione di botte in pieno stile action anni ottanta.

 
"Montalbano sono!""Sì, certo, in un'altra vita!"
Take Five


Cannibal dice: Nonostante la campagna pubblicitaria lo presenti con le parole “Quando I soliti ignoti e Le iene si incontrano con Gomorra”, a me sembra più “Quando I soliti idioti e il programma tv Le iene si incontrano con Ford”.
Ford dice: quando le campagne pubblicitarie sfoderano titoli normalmente inarrivabili, direi che è il momento di stare alla larga dal film pubblicizzato. In fondo, quel polpettone di Snowpiercer era stato presentato come il nuovo Blade runner.

"Ford, Cannibal, unitevi a noi: così potremo fare i magnifici sette!"

Una promessa


Cannibal dice: Volete una promessa?
Prometto di fare il bravo con Ford...
Sì, mi avete beccato: avevo le dita incrociate dietro la schiena!
Volete un'altra promessa?
Prometto di guardare in futuro più filmoni storici pseudo impegnati come questo Una promessa...
Okay, mi avete sgamato di nuovo: dita sempre incrociate!
Ford dice: volete una promessa?
Ho finito di perseguitare Cannibal Kid e prendere di mira tutte le sue opinioni cinematografiche e musicali.
Non ci credete neppure se lo dico, vero!?

Katniss Kid e il giovane Ford in una pausa nella stesura dei testi della rubrica.
Party Girl


Cannibal dice: Per quanto ami il cinema francese, questo Party Girl non mi attira tantissimo, anche se potrebbe essere il film rivelazione di questa settimana spenta. Più spenta di un party organizzato da Ford.
Ford dice: in questo periodo, complice un autunno più simile all'estate della scorsa estate non ho troppa voglia di andarmi a cercare potenziali visioni radical chic, dunque soprassiedo ed attendo la recensione del mio rivale: in caso di stroncatura, correrò a recuperarlo.

"Oh mio dio! Un'altra settimana da dimenticare!"

Boxtrolls – Le scatole magiche


Cannibal dice: Di questi filmetti d'animazione per piccoli Ford (e con piccoli Ford non intendo il figlio ma il padre) ne escono ormai uno o più a settimana. Basta, non distribuiteli più!
Peccato che, fino a che ci sarà gente come Ford che continuerà a guardarli e a esaltarli, credo non ce ne libereremo mai.
Ford dice: io riempirei volentieri una bella serie di scatole con i miei vuoti da bevuta e le scaglierei tutte sulla testa di Peppa Kid. Chissà che non rinsavisca e cominci a capirne qualcosa di Cinema!

"Vieni fuori da lì! Non sai che sotto c'è Ford che ti mangia!?"

The necessary death of Charlie Countryman

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Regia: Fredrik Bond
Origine: USA, Romania
Anno: 2013  
Durata: 108'





La trama (con parole mie): Charlie Countryman è un sensibile e quasi fuori del mondo ragazzo della provincia di Chicago. Alla morte di sua madre, il fantasma della stessa gli suggerisce apparendogli come in sogno di dirigersi a Bucarest in cerca del futuro.
Il giovane segue il consiglio della donna, e sull'aereo che lo condurrà alla capitale romena conoscerà Victor, di ritorno dagli States con un buffo cappello da regalare alla figlia Gabi: l'uomo sarà la chiave grazie alla quale Charlie scoprirà il suo destino.
Gabi, infatti, entrerà da subito nel cuore del suddetto, che per lei ed un amore dalla stessa corrisposto sarà disposto a vivere un'avventura rischiosa che lo porterà a confrontarsi con i fantasmi del passato ed il pericoloso ex dell'amata, Nigel, un gangster legato ad un potente boss locale.






Una cosa che non ho mai raccontato, nel corso di questi anni dietro il bancone del Saloon - sempre che non ricordi male, considerate l'età e la frequentazione dell'alcool -, è di avere sempre coltivato il desiderio di fare l'insegnante.
Ai tempi dei tempi, quando mi iscrissi a Lettere moderne, l'idea era quella di provarci con la scrittura e di tenere come alternativa di riserva quella di sfruttare l'eventuale laurea per diventare un professore di liceo, sperando di essere migliore di quelli che avevo avuto io stesso.
In realtà ho finito per mollare l'università troppo presto - illuso dai primi stipendi dopo aver iniziato a lavorare - e l'unica esperienza nell'ambito dell'insegnamento sono stati i due anni in cui mi sono dilettato - ovviamente per la gloria - a dare qualche lezione di italiano agli immigrati che non potevano permettersi un corso serio, in un centro culturale di queste parti.
Tutto questo per dire che una vera guida deve cercare il più possibile di sapere quando bottigliare i suoi allievi e quando, al contrario, spronarli.
O riuscire a fare entrambe le cose senza risultare troppo dispotico o troppo saccente.
Con The necessary death of Charlie Countryman sento che l'approccio giusto sia proprio questo.
Perchè ho voluto davvero bene, a questo film.
Nonostante il voto piuttosto basso.
Il Charlie di Shia LeBeuf, infatti, riesce ad essere empatico e coinvolgente quanto ottimamente reso e fotografato: da quella battuta al principio pronunciata da Vincent D'Onofrio - "Tieni, è sambuca", per me già mille punti guadagnati - alla splendida cornice del climax che antecede il finale - e si raccorda al principio -, il senso di questa pellicola, le sue aspirazioni e la portata risultano chiari, sinceri, desiderosi di portare un messaggio molto pane e salame ed al contempo intrattenere l'audience con una trama da thriller d'azione con un pizzico di romanticismo - non a caso viene citato 007 -.
D'altro canto, però, occorre anche ammettere che l'approccio di Fredrik Bond - un nome, una garanzia -, all'esordio con un lungometraggio, risulta ancora acerbo ed immaturo, in grado di ricordare più il fallimentare In trance che non un robusto pulp romantico anni novanta come punterebbe ad essere questo titolo.
La sceneggiatura, in particolare, finisce per scivolare via fin troppo facilmente, in bilico tra i richiami dei Killing Zoe e quelli dei primi focolai della new wave d'Oriente capeggiata dai Kitano e dai Wong Kar Wai di una ventina d'anni or sono, di fatto incapace di sciogliere il dubbio, nello spettatore, se si tratti di un qualche colpo d'ala indie o di una trovata radical senza capo nè coda.
Bond, dunque, non trova la sua licenza di uccidere - in senso buono - lo spettatore intrappolando se stesso in un melò d'azione decisamente troppo derivativo, ben interpretato - bravissimo LeBeuf, sempre ottima da vedere Evan Rachel Wood, granitico, anche se gigioneggiante, il fordiano Mads Mikkelsen - ma poco incisivo, che porta sulle spalle il retaggio di tutti i difetti che l'opera di un esordiente dalle grandi ambizioni ma dal talento ancora troppo grezzo per potersi rivelare all'altezza delle stesse.
Dunque, al posto delle consuete bottigliate della delusione, ho deciso di dare una scossa al buon Bond confidando nello stimolo che la stessa potrebbe dare ad un regista potenzialmente interessante per il momento troppo perso in se stesso: un pò come Charlie Countryman, che per potersi ritrovare dovrà addirittura pensare di finire morto ammazzato.
Una cosa certo non da poco.



MrFord



"As I live, as I live, as I live for tomorrow
as I live, as I live, as I live for tomorrow
feel my heart, it's disturbed
feel my heart, it's disturbed."
Moby - "Live for tomorrow" -



Grey's anatomy - Stagione 10

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Produzione: ABC
Origine: USA
Anno:
2013/2014
Episodi:
24




La trama (con parole mie): al Grey-Sloane Memorial Hospital la vita riprende più o meno come sempre dopo gli eventi che hanno caratterizzato la tempesta che ha colpito Seattle facendo da sfondo al parto difficoltoso di Meredith. Nel frattempo, mentre Derek decide di dedicare più tempo alla ricerca rispetto alla sala operatoria e gli ex specializzandi, ormai borsisti giunti ai primi passi “da grandi” da muovere nel campo della Medicina, il vecchio Webber deve affrontare il lento recupero dalle ferite riportate nel finale della scorsa stagione, la Bailey dovrà confrontarsi con i demoni interiori ed il suo ruolo apparentemente marginale all’interno dell’ospedale, Avery ed April si troveranno a fare i conti con il loro rapporto e Callie ed Arizona con le conseguenze del tradimento di quest’ultima.
Senza contare l’apporto, in termini di guai e relazioni più o meno appropriate, fornito dai nuovi specializzandi giunti al loro secondo anno.






Già me lo vedo, il ghigno di soddisfazione del Cannibale pronto a prendermi per il culo per l’ennesima volta a causa dell’affezione ormai risaputa e nota che il sottoscritto prova all’indirizzo di Grey’s Anatomy, serial medico vero e proprio erede di E. R. partito senza dubbio alla grande e giunto alla sua decima stagione con risvolti più simili a quelli delle soap che non ai drammi ed alla tensione mantenuti fino alla season six– l’ultima davvero degna di nota della creatura di Shonda Rimes -.
Eppure, non riesco proprio ad avvertire come un peso quello che, da tempo, è l’appuntamento estivo per eccellenza per gli occupanti di casa Ford, pronti ad attendere la bella stagione per recuperare e divorare a botte di due, tre o quattro episodi alla volta le vicende dei medici del Grey-Sloane Memorial, memori anche noi di quando, nelle prime settimane della convivenza, ancora senza sapere dove ci avrebbe portato la vita, passammo due mesi buoni incollati durante ogni pranzo e cena alle prime tre stagioni, sviluppando quelle che sono, ancora oggi, le nostre preferenze – Karev, da buon bastardo dal cuore d’oro, per me, la Bailey e la Yang per Julez -.
Il decimo giro di giostra per i medici più noti del piccolo schermo è, di fatto, stato un vero e proprio passaggio di testimone, il segno della fine di un’epoca che è andata delineandosi, e che a fronte del proseguire della serie – nonostante il calo di qualità a livello di scrittura, continua ad essere uno dei titoli più noti del panorama televisivo – cerca di fronteggiare il tempo che passa proponendo nuove soluzioni per il pubblico, alcune riuscite – il destino di Cristina, uno dei personaggi cardine del cast -, altre decisamente meno – l’introduzione della “nuova Grey”, decisamente forzata e molto, molto soap e poco logica, soprattutto dopo l’abbandono di Lexy e la decisione di eliminarne il personaggio -, ridefinendo la geografia dell’ospedale e dei ruoli al suo interno, dal Consiglio di amministrazione – sarà interessante vedere cosa potrà combinare il mio già citato favorito Karev, e come prenderà la questione la Bailey, privata di fatto di un posto che le era stato assegnato “d’ufficio” – a quella dei suoi strutturati – l’ingresso, a quanto pare in pianta stabile, nel cast della sorella di Derek come sua sostituta, la nuova direttrice dell’unità cardiotoracica, il rientro di Karev dopo la momentanea uscita a seguito della proposta di uno studio privato, il ruolo di Webber di insegnante -, senza contare che, almeno sulla carta, la stagione numero undici dovrebbe cominciare con l’arrivo dei nuovi specializzandi, trovando di fatto i protagonisti di dieci anni prima nel ruolo che gli allora strutturati ricoprivano ai loro occhi.
Non mancano, comunque, le scelte discutibili e gli scivoloni soap – in particolare il rapporto tra Avery e la Kepner, due dei personaggi più inutili della storia della televisione -, e senza dubbio ragionando a mente fredda si finisce per constatare l’inevitabile e forse inesorabile calo qualitativo di una proposta che, qualche anno fa, esplose come una delle nuove sensazioni non solo del genere – ricordiamo che Grey’s Anatomy appartiene alla generazione di titoli che resero possibile la rivoluzione di Lost -, ma della concezione stessa di serie televisiva, ponendo le basi per quello che questo tipo di prodotti sono giunti ad essere oggi.
Eppure, con tutta la freddezza e l’approccio critico possibili, non riesco davvero a pensare a Grey’s Anatomy come a qualcosa che, un giorno, potrò semplicemente accantonare insoddisfatto: in qualche modo, io e Julez siamo cresciuti con questi medici e le loro storie, siano esse d’amore o lavorative.
E a volte i legami che si creano, i ricordi, le associazioni, le cadute ed i successi, finiscono per rendere più importanti i sentimenti di quanto potrà mai esserlo un mero giudizio.




MrFord




"How did it come to be
that you and I must be
far away from each other every day?
Why must I spend my time
filling up my mind
with facts and figures that never add up anyway?
they never add up anyway."
Fountains of Wayne - "Hey Julie" - 





Shameless - Stagione 3

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Produzione: Showtime
Origine:
USA
Anno: 2013
Episodi: 12





La trama (con parole mie): i Gallagher capitanati dalla sempre indomita Fiona continuano a fare fronte alle loro battaglie quotidiane, dai botta e risposta con lo scomodo padre alcolizzato Frank al percorso verso il diploma - il primo della famiglia - del genio in erba Lip, preso in mezzo ad una lotta tra ragazze che non esclude alcun colpo basso, dalla crescita di Carl, Debbie e Liam ai dilemmi d'amore e di "guerra" di Ian, senza contare nell'equazione i dubbi di Jimmy a proposito del suo rapporto con la stessa Fiona ed i suoi trascorsi con un boss della droga brasiliano, i tormenti di Sheila e la ricerca di un bambino di Veronica e Kevin.
Riuscirà la famiglia più scombinata e borderline del piccolo schermo a fare fronte ad un'altra estate ed un altro inizio inverno senza perdere troppi pezzi, rialzandosi dopo ogni colpo subito, e sollevando sempre i pugni all'indirizzo di un mondo che la vorrebbe comunque ai margini?








Fin dal loro esordio sugli schermi del Saloon, i Gallagher sono sempre stati una forza con la quale i Ford si sono confrontati con enorme piacere e partecipazione: proletari, tosti, scombinati, pronti a cadere ed altrettanto pronti ad alzarsi, traboccanti di difetti ma altrettanto di passioni e voglia di combattere, sempre e comunque, dai migliori di loro ai peggiori.
Era dunque ovvio che, dopo una prima stagione ottima ed una seconda quantomeno allo stesso livello, da queste parti ci si aspettasse l'ennesima conferma delle potenzialità di Fiona e soci: ed è un piacere poter affermare che, anche con l'annata numero tre, la qualità del prodotto e l'intensità dei suoi protagonisti non solo non sia calata, ma dia continua dimostrazione di evoluzione.
Come se non bastassero, poi, le prese di posizione - in positivo - di Fiona, Lip - di gran lunga il nostro favorito -, Veronica e Kevin - sempre spassosissimi -, Ian - forse il charachter più sensibile e positivo della serie, in qualche modo -, Debbie e tutti gli altri componenti grandi e piccoli della famiglia, nel corso di questa nuova season perfino l'agghiacciante ed approfittatore Frank riesce a ritagliarsi un paio di momenti da antieroe positivo - e quasi non ci credevo perfino dopo averli visti sullo schermo, giusto per dare un'idea del tipo che è il patriarca dei Gallagher -, come se per l'intero e decisamente curioso focolare fosse in arrivo una tempesta portatrice di cambiamenti profondi e sorprendenti, anche se non sempre dalle premesse positive - la decisione sul finale di stagione di Ian, ad esempio -: lo spirito che guida la mano di questa serie, ed il suo vero motore, resta dunque la capacità di raccontare le gesta dei protagonisti con lo stesso affetto e la stessa capacità di rivedere le proprie posizioni e sentimenti che di norma è possibile trovare all'interno della famiglia, la realtà più confusionaria, caotica, passionale e travolgente che ci capiterà mai di vivere, in positivo o in negativo, da quella all'interno della quale ci troviamo a vivere per Destino a quella che, non senza fatica, scegliamo di costruirci giorno dopo giorno.
E il bello dei Gallagher è proprio questo: per una Fiona che fa da madre con dedizione oltre misura ai suoi fratelli c'è una ragazza poco più che ventenne pronta ad essere egoista con il proprio fidanzato, per un Lip dalla grande intelligenza e dal futuro lontano dalle periferie degradate di Chicago un ragazzino ancora incasinato quando entra in gioco una fanciulla che apre le gambe e dalla spiccata propensione al crimine, per un Ian generoso e sensibile, orgoglioso della sua omosessualità, un fin troppo orgoglioso aspirante soldato partito "per un amore finito male", per una Debbie che pare percorrere i passi della sorella maggiore sostituendo il carattere alla gentilezza una bambina cresciuta troppo in fretta che non esita a mentire e colpire per proteggere la propria casa, per un Carl legato profondamente allo scellerato padre un piccolo psicopatico in erba.
Noi tutti siamo così, in fondo.
Noi tutti siamo un pò Gallagher.
O almeno, chi non è cresciuto nella bambagia ed ha avuto sempre tutto con uno sconto che si avvicinava ad ottenere i desideri gratis.
Vedasi Jimmy. E quanto è difficile percorrere la strada dalla ricchezza alla povertà, e non viceversa.
Ad ogni modo, sono felice che loro ci siano.
Perchè, seppur esasperati dalla finzione scenica o dal background - in fondo, di famiglie come questa ce ne saranno eccome, e non solo in America -, nuclei di questo tipo non sono poi tanto diversi da quelli in cui ognuno di noi è cresciuto: perchè ognuno avrà lottato, amato, detestato a fondo e voluto il meglio possibile per le persone più vicine, dai genitori ai fratelli e sorelle, dai parenti acquisiti a quelli che, se non fossero stati tali, avrebbero fatto comunque parte della nostra vita in quanto irrinunciabili per la nostra crescita ed esperienza.
Dunque, senza alcuna "vergogna", mi dichiaro fiero di essere anch'io un Gallagher.
Tranne, forse, quando si tratta di Frank.
Ma non se si parla di alzarsi in piedi una volta ancora dopo l'ennesima batosta.
Anche se significa portarsi dietro a spalla Frank stesso.



MrFord



"He went into the room where his sister lived, and...
Then he paid a visit to his brother, and then he
he walked on down the hall, 
and he came to a door...and he looked inside
father, yes son, I want to kill you
mother... I want to... Fuck you."
The Doors - "The end" - 





Corsi corsari a passo di danza

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La trama (con parole mie): grazie ad una nuova iniziativa di Corsi Corsari, che qui al Saloon sono sempre i benvenuti, torniamo ad esplorare il mondo della settima arte attraverso una serie di incontri legati, in questa occasione, a doppio filo con la Musica.
Due argomenti rispetto ai quali in casa Ford restiamo sempre molto sensibili, e che sono lieto ancora una volta di introdurre in modo che, vicinanza geografica permettendo, possiate pensare di approfondire al meglio grazie a questo vero e proprio viaggio.






La settima arte e la Musica sono, fin dall'apertura del Saloon, due temi che in queste pagine si sono rincorsi e passati il testimone spesso e volentieri, dalle Blog War che mi hanno visto opposto a Cannibal Kid fino alle semplici recensioni.
Come non approfittare, dunque, della nuova iniziativa organizzata da Corsi Corsari per pubblicizzare il legame che da sempre esiste tra le due espressioni artistiche?
Il tema del rapporto tra Cinema e Musica analizzato durante alcuni incontri a cura di Massimo Zanichelli, insegnante, scrittore, regista ed esperto di cinema è dunque l'occasione perfetta. 
Gli appuntamenti si terranno presso il Museo Diocesano in Corso di Porta Ticinese 95 a Milano, sabato 11 e 18 ottobre, con data da definire per l'eventuale terzo incontro. 
Orari: dalle ore 15:40 alle ore 17:40 Costo totale: 15€ per un incontro; 28 € per due incontri Prenotazioni: Tel. 02 70108702 o 329 9581101 / Mail: info@corsicorsari.it 
Sarà possibile, inoltre, partecipare ad una sola delle lezioni o scegliere di seguirle tutte.

Per ulteriori informazioni consultate in tutta tranquillità il sito di Corsi Corsari

E come è già accaduto in passato, nel caso vogliate partecipare, avrete la possibilità di ottenere il 10% di sconto sulle tariffe in quanto lettori di White Russian ed avventori del Saloon. 

Ed ecco, per chiudere, il programma completo dei tre appuntamenti.
11 ottobrePrimo appuntamentoESPANSIONI, SUGGESTIONI, CONTAMINAZIONI
Tra canzoni, cori e orchestre, una serie di temi esplorano il rapporto emozionale tra cinema e musica. Ne La canzone e lo sguardo David Lynch, Brian De Palma, Neil Jordan e Kathryn Bigelow mettono in scena una donna che canta, un uomo che guarda e un’atmosfera dark. In Victor Victoria Blake Edwards filma Il bel canto tra performance e parodia. Con Tre colori - Film blu Krzysztof Kieślowski s’interroga sulla funzione del “refrain” in dieci variazioni. E poi due registi per i quali la colonna sonora è un protagonista assoluto: David Lynch e Quentin Tarantino. Con un’antologia mozzafiato da Strade perdute e da Kill Bill.
18 ottobreSecondo appuntamentoLE AFFINITÀ ELETTIVE: SODALIZI MEMORABILI TRA CINEASTI E COMPOSITORI
L’armonia della musica incontra l’arte della luce e della cinematografia: dal periodo classico a quello moderno, una serie di “convergenze” d’autore tra registi, compositori e direttori della fotografia. Con film di Billy Wilder, Alfred Hitchcock, Sergio Leone e Christopher Nolan, tra noir, thriller, western e fantasy. Musica da sogno di Miklós Rózsa, Bernard Herrmann, Ennio Morricone e Hans Zimmer. Fotografia indimenticabile di John Seitz, Robert Burks, Tonino Delli Colli e Wally Pfister.
Eventuale data da definire (la data dell'eventuale terzo incontro verrà fissata durante il corso, in accordo con i partecipanti) Terzo appuntamentoCLASSICO O MODERNO?




MrFord



 

Lucy

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Regia: Luc Besson
Origine: Francia
Anno:
2014
Durata:
89'





La trama (con parole mie): Lucy, una giovane donna da pochi giorni in coppia con uno strambo trafficante di chissà cosa in pieno Oriente, finisce vittima di un raggiro dell'improvvisato fidanzato e si ritrova costretta a testare una misteriosa droga su se stessa, minacciata da un manipolo di criminali coreani.
Peccato che la stessa sostanza finisca per accelerare l'evoluzione delle capacità cerebrali di Lucy, che progressivamente si ritrova ad essere una sorta di divinità in Terra pronta a spaccare culi a destra e a manca, stringere alleanze improvvisate con la polizia francese, contattare uno studioso del nostro organo più complesso promettendo a quest'ultimo di raggiungerlo per rivelargli quello che ha scoperto sulla sua pelle e diventare una sorta di profeta del Nuovo Millennio in una forma alla quale non daremmo un soldo bucato.







Tendenzialmente, ho sempre pensato che Luc Besson fosse un aspirante grande regista clamorosamente sopravvalutato, fin dai tempi del botto che fece con Leon - che pure mi piacque, e ancora oggi ritengo il suo lavoro migliore -: neppure il suo zampino in tamarrate come Transporter, nel corso degli anni, è riuscito a farmi cambiare idea.
Quando, poi, seppi di questo tentativo a metà tra l'action sguaiato ed una porcatina di qualche anno fa come Limitless, come se non bastasse interpretato da Scarlett Johansson, che ultimamente - soprattutto dopo l'orrido Under the skin - che non solo appare molto meno figa di quanto continuino a volerla dipingere ma anche decisamente cagna maledetta incapace di azzeccare un film uno, la frittata si è potuta dire fatta.
E come volevasi dimostrare, Lucy si è rivelata senza ritegno una delle peggiori pellicole dell'anno fin dai primi montaggi alternati in bilico tra l'azione - completamente implausibile - della narrazione ed inserti agghiaccianti da documentario in pieno delirio malickiano pronti a scatenare al quinto minuto la voglia di bottigliate da grandi occasioni: fortunatamente per il sottoscritto, ad un incipit da calci rotanti in piena faccia del regista, è seguita una lunga parte legata ai primi effetti della droga sulla protagonista buona per un riposino da relax che è riuscito nell'intento di stemperare gli effetti di un'escalation degna dei peggiori film horror - in quanto a ridicolaggine della sceneggiatura - condita da un'altrettanto agghiacciante Johansson nel ruolo di spaccaculi - a questo punto quasi mi trovo a rivalutare Maggie Grace priva della patente improvvisatasi guidatrice di rally urbano in Taken 2 -, un Morgan Freeman in versione Una settimana da dio dall'altra parte della barricata ed una compilation da remix dei poveri di quel pippone di The tree of life con i suoi dinosauri da National Geographic ed il Capolavoro più nocivo della Storia del Cinema, 2001, tanto inarrivabile quanto imitato da generazioni e generazioni di registi assolutamente non all'altezza neppure dell'unghia dell'alluce di una delle scimmie kubrickiane.
Il tutto per vedere scimmiottare - per l'appunto - le danze di proiettili in slow motion tipiche dell'eredità action orientale e pregustare, per dirla con parole di Julez, il fatto che, utilizzando il nostro cervello al massimo delle sue potenzialità, finiremmo per diventare una chiavetta usb.
E sempre per dirla come la signora Ford, "speriamo almeno sia da sessantaquattro giga".
Ironia a parte, continuo ad essere meravigliato di come film come questo, in bilico tra un marchettone alla Samsung - clamorose le inquadrature dedicate alla videocamera hd in bella mostra nel corso dell'esibizione in pieno stile del già citato Under the skin di Lucy - ed uno svolgimento che neppure negli anni ottanta e nel peggiore degli action di serie b sarebbe riuscito a colpire non solo l'immaginario della parte di cervello pensante del pubblico, ma anche di quella naif.
Inoltre, se la Johansson non è mai stata un ricettacolo di speranze per la recitazione, è davvero un peccato vedere ridotti a macchiette il già citato Morgan Freeman - che, negli ultimi anni, pare essersi svenduto almeno quanto De Niro - ed il fu protagonista di Old Boy e I saw the devil Choi Min Sik, villain improbabile e talmente sopra le righe da risultare ridicolo.
Non che il resto del film, le sue radici nere da castello di Maleficent e le sue scimmie in CGI non siano da meno.



MrFord



"Cellophane flowers of yellow and green
towering over your head;
look for the girl with the sun in her eyes,
and she’s gone."
The Beatles - "Lucy in the sky with diamonds" - 



Maps to the stars

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Regia: David Cronenberg
Origine: Canada, USA, Germania, Francia
Anno: 2014
Durata: 111'




La trama (con parole mie): Havana è una matura attrice figlia d'arte che vorrebbe esorcizzare i fantasmi di sua madre interpretandola in un film che dovrebbe rilanciarne la carriera; Jerome un giovane aspirante attore e sceneggiatore pronto a sbarcare il lunario come autista di limo; i Weiss una famiglia dilaniata dagli effetti della loro posizione e del mondo dorato di Hollywood in bilico tra i fantasmi del passato ed i desideri mai espressi ad alta voce dei genitori così come dei figli.
Quando le loro storie si intrecceranno ed i nodi verranno al pettine, il successo e tutto quello che comporta chiederanno un conto che segnerà per sempre le esistenze di ognuno di loro, alcune in modo inesorabile, altre soltanto come fossero ferite superficiali.
Chi sopravviverà e riuscirà a trovare un posto tra le stelle?








Io davvero non mi capacito, di quello che pare essere accaduto a David Cronenberg.
Il regista canadese, da sempre uno dei miei favoriti rispetto all'area Nordamericana della settima arte, tra i pochi a non aver, di fatto, mai sbagliato un film - almeno fino a qualche stagione or sono -, dopo aver regalato al pubblico due veri e propri Capolavori, A history of violence e La promessa dell'assassino, pare essere entrato in una nuova fase - totalmente involutiva - in grado di farlo mutare - per usare un termine che gli sarebbe caro - da paladino dell'esplorazione delle trasformazioni di corpi e menti in una sorta di imbolsito radical chic senza una direzione, dal farraginoso A dangerous method al pessimo Cosmopolis, per giungere a questo Maps to the stars.
Ibrido poco incisivo e terribilmente noioso dei due altrettanto terribili Stoker e The Canyons, l'ultimo lavoro dell'ex grandissimo David rappresenta una critica feroce allo star system hollywoodiano e alle trappole del successo e della società dell'apparenza che pare dominarlo, e che purtroppo, dopo un interessante primo quarto d'ora, finisce per avvitarsi su se stesso e cadere nelle tentazioni di superbia e vuoto cosmico - altro che mappa stellare - che vorrebbe mettere alla berlina.
Lo stesso cast, dal sempre insipido Robert Pattinson ad una Julianne Moore più nevrotica del solito - e badate bene, trovo che l'ex Maude Lebowski sia un'ottima attrice -, passando per un terribile John Cusack ed una sempre più slavata Mia Wasikowska, si ectoplasmizza portando sullo schermo tutta l'apatia criticata dalla pellicola - e forse, da un certo punto di vista, potrebbe essere anche un pregio - finendo per crederci talmente tanto da affossarsi completamente in una sceneggiatura al limite del ridicolo infarcita di inutili paroloni e discorsi pseudo filosofici del cazzo firmata da Bruce Wagner, uno che, dietro la macchina da scrivere, si è distinto, in carriera, solo per il male invecchiato - seppur valido, nel suo genere - Nightmare 3.
Ma di nuovo, gli interrogativi maggiori riguardano Cronenberg: dov'è finita la forza della sua ricerca, la voglia di sporcarsi le mani, di portare il pubblico al confine e spingerlo a superare lo stesso?
Dove sono finiti Crash, La mosca, La zona morta, Existenz, Spider, Videodrome?
Perchè darsi tanta pena per criticare società e star system quando, vedendo sfilare alcune immagini, l'impressione che si ha è quella che ormai il cineasta ed attore - lo ricorderò per sempre nella sua interpretazione dello psichiatra folle in Cabal - ne sia purtroppo parte integrante?
Onestamente io spero si tratti solo ed esclusivamente di una fase, una sorta di crisi creativa come ne sono capitate anche a Woody Allen o Martin Scorsese, per citare altri due grossi calibri coinvolti in scivoloni recenti cui in seguito è stato poi posto rimedio - per il primo, il terrificante Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni cui fece da contrappeso l'ottimo Midnight in Paris ed il secondo con lo scialbo Hugo Cabret annichilito dal meraviglioso The Wolf of Wall Street -, e che prima o poi Cronenberg torni a stupirmi come era solito fare un tempo: nel mentre non posso che scatenare le bottigliate delle grandi occasioni su un titolo che senza dubbio è superiore al precedente, pessimo e già citato Cosmopolis ma non per questo può pensare anche solo lontanamente di non essere punito per la delusione amplificata da quella parte iniziale promettente letteralmente annegata in un mare di stronzate di quelle di cui piace riempirsi la bocca agli pseudo intenditori di Cinema smaniosi di darsi un tono con i poveri stronzi che non fanno parte di un'elite come la loro.
Più che una mappa che conduca alle stelle - e non sto neppure a sottolineare quanto scult suoni il legame tra Cusack e consorte ed i due figli -, mi pare proprio di essermi trovato di fronte ad una che segnali tutte le sale d'essai più spocchiose ed insopportabili del mondo conosciuto.



MrFord



"The stars are bright tonight
a distance is between us
and I will be OK
the worst I've ever seen us."
The Cranberries - "Stars" -




Sin City - Una donna per cui uccidere

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Regia: Robert Rodriguez, Frank Miller
Origine: USA
Anno:
2014
Durata:
102'




La trama (con parole mie): a Sin City le cose non vanno mai per il verso giusto, e anche quando ci vanno, state pur certi che qualcosa finirà per andare storto. E mentre Marv, tra uno scontro e l'altro, osserva Nancy dimenarsi sulla pista, Johnny, giocatore d'azzardo dal talento sopraffino progetta di mettere all'angolo Roark, conscio che la posta in gioco sia ben più alta di qualche pigna di fiches.
E intanto Dwight, pronto a lottare contro i suoi demoni così come contro le ingiustizie, finisce per cadere nella trappola della donna che ha sconvolto la sua vita ed il cuore, Ava, pronta a manovrarlo come un burattino per poi sbarazzarsi di lui.
Ma la vendetta è un piatto che va gustato freddo, e sanguinolento: e così come Dwight stesso risorgerà dalle sue ceneri per togliere di mezzo l'amore della sua vita, Nancy si ispirerà ai ricordi di Hartigan per chiudere i conti con il passato ed il Potere.
Con l'aiuto sempre ben accetto di Marv.






Ricordo, anche se vagamente, il periodo in cui uscì il primo Sin City.
Probabilmente, ai tempi, la speranza dei distributori - e di Frank Miller, che tra graphic novels e diritti cinematografici dev'essersi fatto dei bei soldi - era quella di cavalcare l'onda del successo di Kill Bill e della moda tarantiniana mai davvero passata per dare origine ad un nuovo fenomeno di massa, sfruttando anche soluzioni visive ai tempi per certi versi innovative.
Ricordo anche - e molto meno vagamente del resto - che la visione mi lasciò parecchio indifferente, e che, oltre a non rendere giustizia alle pagine del fumetto, mi parve priva del carattere necessario per assurgere al ruolo di cult: le idee c'erano, il cast anche, eppure l'intera operazione pareva decisamente posticcia, senza dubbio lontana anni luce da cose enormi come Pulp fiction, tanto per rimanere in tema di sesso, violenza e turpiloquio.
Da allora sono passati quasi dieci anni, e onestamente, di un sequel di Sin City non sentiva l'esigenza praticamente nessuno: certo, il cast è stato rinnovato alla grande - soprattutto dal punto di vista femminile, dalla vecchia conoscenza Jessica Alba alla mia favorita Rosario Dawson, che nonostante un pò di vistoso inquartamento fa ancora una figura decisamente notevole, passando per una Eva Green che, non doma del recente sequel altrettanto inutile di 300 mostra generosamente le generose tette per gran parte del suo minutaggio on screen -, l'utilizzo di personaggi in piena rampa di lancio come Gordon-Levitt o vecchie glorie mai dome come Powers Boothe funziona, il fascino dell'hard boiled e delle scelte visive resta, eppure il tutto risulta ancora più inutile e posticcio di quanto non risultasse nei primi Anni Zero.
Nonostante, però, un ritmo decisamente lento e la sensazione che la visione non dia e non tolga assolutamente nulla, quasi come se non esistesse, rispetto al percorso di uno spettatore, non me la sento di volere male a questo film quanto ad altre schifezze che mi è capitato di dover sopportare di recente: certo, è una bieca operazione commerciale - peraltro naufragata, a quanto pare dai primi risultati al botteghino -, non ha alcuna carta in regola per essere in qualche modo ricordato in futuro, è piuttosto sonnolento e slegato nella narrazione - capisco le storie ad incastro, ma decidere di optare per due tronconi quasi distinti funziona proprio male, dal punto di vista della sceneggiatura e dei tempi -, ma a suo modo è quasi innocuo, un giocattolone di serie b finto autoriale buono giusto come fosse una lettura estiva, di quelle che si fanno senza preoccuparsi troppo di chi potrebbe vederci dedicare loro del tempo sotto l'ombrellone, o una bellezza mozzafiato pronta a catturare l'attenzione di qualsiasi maschio presente mantenendo la coscienza di non ricordare nessuno di loro almeno quanto loro non ricorderanno il viso di lei.
Del resto, penso che nessuno tra gli ometti che hanno approcciato quest'ultimo lavoro della premiata - ma neppure troppo - ditta Rodriguez/Miller si sia concentrato troppo sul viso ormai almeno in parte segnato dall'età di Eva Green, distratti non tanto dagli occhi resi smeraldo sul bianco e nero quanto da una delle coppie di tette forse più importanti del panorama cinematografico attuale - anche se Rosario Dawson, in questo caso, avrebbe da dire la sua, senza citare Jennifer Lawrence -.
Sin City - questo secondo capitolo anche più del primo - è un pò così, come quei porno che si guardano quando si ha voglia di sfogarsi un pò e poi finiscono nel dimenticatoio senza neppure passare dal via.
Del resto, se città del peccato deve essere, una sveltina - anche se cinematografica - non scandalizzerà certo nessuno.



MrFord



"Every damn time I walk through that door,
it's the same damn thing
That bitch bends over, 
and I forget my name - ow!"
Kiss - "Domino" - 




Thursday's child

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La trama (con parole mie): prosegue inesorabile la marcia delle uscite cinematografiche autunnali verso le consuete classifiche di fine anno. Alle spalle una primavera ed un'estate - soprattutto - decisamente troppo povere di soddisfazioni, almeno questa settimana offre un titolo che sulla carta potrebbe essere uno dei più importanti dell'anno, accanto ad un paio di fordianate che potrebbero fare incazzare non poco il mio rivale e purtroppo collega Cannibal Kid.
Considerato come sono andati gli ultimi mesi, direi che ci sarebbe già da leccarsi i baffi.

"Caro Peppa, Ford voleva pagarmi per darti una bella ripassata. Gli ho detto che l'avrei fatto gratis."

Tutto molto bello

"Facciamo una bella serenata a quei due bromanticoni di Ford e Cannibal!"
Cannibal dice: Di recente, io e Ford siamo tornati nemici. Nemici come non mai. Se l'inizio dell'anno ci aveva trovati in accordo su una manciata di film, per fortuna negli ultimi mesi le cose sono cambiate e, quando qualcosa piace lui, so già che a me farà schifo e viceversa. Su una cosa credo però che torneremo a concordare: l'inconsistenza di Paolo Ruffini. Io ho già avuto modo di stroncare quella porcheria del suo film d'esordio Fuga di cervelli (http://www.pensiericannibali.com/2014/04/figa-nei-cervelli.html) e questa sua opera (???) seconda penso che presto o tardi riceverà lo stesso trattamento cannibale. Ford, che fa tanto l'action hero coraggioso, avrà le palle per avventurarsi pure lui in una visione del Ruffini?
Ford dice: se c'è una cosa che mette d'accordo come poche il sottoscritto ed il suo antagonista Peppa Kid, è il Cinema italiano scadente. E penso che ci sia davvero poco scadente quanto il lavoro di Paolo Ruffini, che ancora una volta non mi sognerò di avvicinare neppure per sbaglio. Anche perchè la rosa dei candidati al Ford Award dedicato al peggio dell'anno è già parecchio nutrita.


Maze Runner - Il labirinto

"Lo sapevo: non dovevamo venire in gita con Ford. Quello ha sempre delle idee un pò troppo Expendables!"
Cannibal dice: Un nuovo film young adult fantascientifico? Bene, bene. Nonostante il genere, dopo i validi Hunger Games e Divergent, già con il mediocre The Giver sembra mostrare il fiato corto, un'occhiata questo Maze Runner sembra meritarla. D'altra parte qui a Pensieri Cannibali in queste cose teen ci sguazziamo. La soddisfazione maggiore comunque non è per me. Io sono un tipo generoso e penso agli altri. Penso a Mr. James Ford che lo odierà e si domanderà come sia possibile che film come questo demoliscano a livello di incassi, almeno negli USA, i suoi bollitissimi Expendables. Forse perché è arrivata l'ora che se ne vadano, finalmente e giustamente, fuori dalle palle?
Ford dice: ed ecco il nuovo fenomeno del botteghino USA, ennesimo fantasy teen come se ne sono visti un paio di milioni negli ultimi anni. Onestamente non mi attrae nemmeno per sbaglio, ma non è detto che che decida di tentare una visione, non fosse altro che per bottigliarlo alla facciazza del Cannibale, che sarà già in prima fila con i popcorn e le caramelle la sera dell'uscita in sala.


The Equalizer - Il vendicatore

"Merda, Ford si è fatto un altro tatuaggio: se continua così finisce che dovrò ricoprirmi tutto, per stare al passo!"
Cannibal dice: Ford non pianga troppo per Maze Runner, perché ecco in arrivo apposta per lui una di quelle porcherie action che probabilmente lo faranno esaltare. Se non altro questo The Equalizer può vantare come protagonista un attore vero come Denzel Washington e non qualche buffone che si spaccia come tale come Schwarzy o Van Damme, ma certo che pure Denzellone continuando a recitare in queste robette quasi da expendables ex-attore sta buttando via la sua carriera...
Ford dice: e qui stupirò il mio rivale. Nonostante la regia di Fuqua - che è un vero tamarro - e la presenza del Denzellone di noi tutti, questo The equalizer mi puzza di sòla come pochi, ed ho come l'impressione che possa, seppur non a livelli così vergognosi, rivelarsi una delusione per l'action tanto quanto il terribile Lucy. Posso solo sperare di essere smentito.


I due volti di gennaio

"Non servite White Russian!? Ma che razza di posto è questo, Casale Monferrato?"
Cannibal dice: Kirsten Dunst è un motivo più che sufficiente per guardare un film, qualsiasi film, ancor più dopo che ha girato uno splendido corto presa per il culo dei fanatici dei Selfie (http://youtu.be/rwDbOmPQNx0). Questa pellicola che nel trailer si vanta, non si sa bene perché, di avere gli stessi produttori di quella palla colossale di La talpa puzza però di noiosa fordianata lontana un miglio. Quindi, che fare: dare una possibilità ai due volti di gennaio, oppure girare il volto da un'altra parte?
Ford dice: ci sono film, a volte, nati male fin dal trailer, e che hanno il potere di spingere il sottoscritto il più lontano possibile da loro. Uno di questi è senza dubbio I due volti di gennaio, che ho intenzione di evitare neanche il Cucciolo ne avesse già scritto un post entusiastico dei suoi, di quelli che mi fanno venire i brividi rispetto alla tortura che si rivelerà la visione.



Il regno d'inverno – Winter Sleep

"Non vedo l'ora di leggere che effetto farà il nostro film su Peppa Kid!"
Cannibal dice: Winter Sleep, un nome un programma. Poco importa se è ancora autunno. La dormita è garantita! D'altra parte il regista Ceylan è lo stesso del soporifero C'era una volta in Anatolia, una di quelle menate che ho abbandonato dopo pochi minuti e che invece la critica più snob, capitanata da Ford, ha esaltato. E questo mattonazzo della durata di 3 ore e mezza e passa promette di essere ancora peggio. Winter Sleep is coming, ma non per me.
Ford dice: finalmente, dopo settimane di cannibalate e merdine varie, un film come si deve approda in sala. Non solo, infatti, è l'ultima opera del grandissimo Ceylan, autore del meraviglioso C'era una volta in Anatolia, ma anche l'ultima Palma d'oro premiata a Cannes.
Probabilmente arriverà in due o tre sale che verranno prese d'assalto dai radical chic, ma l'impressione è che ci troveremo di fronte ad uno dei potenziali film dell'anno, alla facciazza del Coniglione Kid.


Joe

"Prova a dire ancora una volta che sei d'accordo con Cannibal e ti spedisco da Ford a calci per una sessione di bottigliate selvagge!"
Cannibal dice: In una settimana già piena di fordianate, ne arriva un'altra. Il classico film sulla provincia americana con il solito pessimo Nicolas Cage. Rispetto ad altri suoi lavori recenti dovrebbe essere di un livello superiore, ma mi sa che pure qui il rischio sbadiglio è alto. Quindi Ford probabilmente lo adorerà con tutto se stesso.
Ford dice: e dopo Ceylan, un Cage in piena provincia americana per una di quelle proposte da divano e alcool come piacciono a me. E che farei vedere e rivedere al Cannibale una ventina di volte di seguito giusto per fargli del male. Basterebbe un titolo così a settimana, per farmi davvero felice.


Amore, cucina e curry

"Sembra proprio la brodaglia giusta per quel pusillanime di Cannibal!"
Cannibal dice: Certo che il cinema della Terza Età negli ultimi tempi sta andando un casino, per la gioia di Ford e del suo circolo del cucito. Questo film culinario con protagonista Meryl Streep – Parte II ovvero Helen Mirren a me fin dal trailer ha invece fatto passare l'appetito e quindi lo lascio gustare tutto a lui.
Ford dice: per quanto adori il piccante, la cucina indiana ed il curry, penso che investirò il tempo di un'ipotetica visione di questa roba per vecchiette ad una bella abbuffata etnica. Se non altro, uscirò soddisfatto e bello pieno.


Amoreodio

"Come ti senti a stare in un film in pieno stile Cannibal?""Non troppo bene: e tu a stare in un film in pieno stile italiano?"
Cannibal dice: Dopo aver premesso che tra me e Ford non c'è un rapporto di Amoreodio, ma solo di Odio, almeno da parte mia, devo dire che questo film mi incuriosisce. Una volta un film italiano mi incuriosisce. Si tratta di una pellicola liberamente ispirata ai fatti di Novi Ligure, uno dei rari casi di cronaca che ho seguito con interesse negli ultimi anni, e quindi un'occhiata prima o poi mi sa che gliela darò. Anche se, certo, il trailer lascia immaginare più un film da odiare che da amare.
Ford dice: un trailer agghiacciante per una vicenda sulla quale, qui nella Terra dei cachi, si è costruito il solito circo mediatico che fa tanto contento il mio gossipparo antagonista.
Certo, ora che lui ha il .com, si può certo permettere di essere d'attualità.
Io, nel dubbio, già so di odiarlo.
Il film, non Cannibal.
Per lui non ho davvero più parole.


Class Enemy

Studenti delle superiori sperimentano la sindrome da stress post-traumatico dopo una visione consigliata da Cannibal Kid.
Cannibal dice: Class Enemy è una pellicola slovena a tematica scolastica, dunque giovanile, dunque cannibale, dunque per niente fordiana. Potrebbe allora essere la vera sorpresa di una settimana piena di incognite e una sola certezza: fare l'esatto contrario di quello che consiglia il vecchio, ma per nulla saggio, Mr. Ford.
Ford dice: in rete mi è capitato di incontrare commenti da tipica promozione di questo film assolutamente di nicchia che lo presenterebbero come una sorta di Capolavoro, un fratello minore del bellissimo La classe, o quantomeno qualcosa di simile.
La tematica è interessante e il risultato potrebbe essere sorprendente: speriamo solo di non dover bottigliare l'ennesima cannibalata.


Io sto con la sposa

"La prossima volta, oltre ad una gita, sarà meglio evitare di chiedere a Ford anche di organizzare il matrimonio!"
Cannibal dice: Pellicola italiana ispirata a una storia vera...
Mi sto già annoiando. Io non sto con la sposa e, soprattutto, io non sto con Ford.
Ford dice: io non sto con questo film. E senza dubbio, non sto con Cannibal.


Io sto con gli ippopotami

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Regia: Italo Zingarelli
Origine: Italia
Anno: 1979
Durata:
108'




La trama (con parole mie): il burbero e corpulento Tom vive nel cuore dell'Africa cercando di sbarcare il lunario accompagnando i turisti in safari organizzati decisamente alla buona, e vive in compagnia della sua vecchia balia Mama. Quando il fratellastro Slim fa il suo ritorno e gli propone di mettersi in affari insieme, i due si troveranno in men che non si dica nel mirino dello spietato imprenditore Ormond, ex campione di boxe divenuto bracconiere e trafficante di animali deciso a costruire un parco a suo nome ed esportare esemplari catturati in quelle terre.
Tom e Slim, dal canto loro, sapranno riportare le cose alla normalità sistemando Ormond e i suoi come si conviene a suon di grandi botte, concedendosi nel mentre le consuete mangiate e le schermaglie da grandi amici e rivali.






Ero in terza elementare quando nell'allora casa Ford entrò per la prima volta un videoregistratore, prodigio della tecnica destinato a cambiare per sempre l'esistenza del sottoscritto, sancendo, di fatto, l'inizio della passione per il Cinema che continua ad esistere ancora oggi.
Ai tempi non avevo ancora avuto l'incredibile e rivoluzionario incontro con Paolo e la sua videoteca, dunque le prime esperienze di noleggio non diventarono mitiche per chi le veicolava quanto per i titoli recuperati: oltre al Robin Hood della Disney, infatti, ricordo che approfittai per rivedere praticamente l'intera filmografia di Bud Spencer e Terence Hill, che avevo imparato ad amare grazie a mio nonno e che tornavo a rivedere con grandissimo piacere, una botta dopo l'altra, quasi fosse una sorta di antipasto per quelli che sarebbero stati gli anni degli action heroes e della pre-adolescenza.
Come per questi ultimi, il periodo che mi vide in pieno fervore radical chic ed orientato al solo Cinema d'autore portò nel dimenticatoio tutte le perle della mitica coppia, riscoperte solo di recente e già prenotate per una serie di maratone in compagnia del Fordino appena sarà un pò più cresciuto: Io sto con gli ippopotami sarà dunque il primo di un discreto numero di recuperi che dedicherò a Carlo Perdersoli e Mario Girotti, che fecero fortuna rappresentando, di fatto, gli stessi personaggi - uno il burbero invincibile, l'altro lo scaltro belloccio - rendendoli immortali a suon di cazzotti.
Per quanto, parafrasando Maude Lebowski, "la trama sia quantomeno risibile", dunque, mi sono goduto oltremodo questo tuffo nel passato, dai giochi di prestigio, di parola e di mano di Terence Hill ai pesantissimi pugni sulla nuca di Bud Spencer - indubbiamente il mio preferito del duo -, condito come al solito da una colonna sonora memorabile in pieno stile seventies, risse a profusione e perfino un sottotesto "ecologico" che potrebbe addirittura classificarlo come film impegnato, pur restando collocato all'interno di un genere assolutamente ludico e senza pretese.
In questo senso, sono ancora irresistibili le gag come il braccio di ferro con lo sgherro di Ormond vissuto prima nello stile Hill e dunque in quello Spencer, entrambi comunque destinati a finire allo stesso modo, così come l'approccio da spacconi dei due protagonisti, perfetti nel ritagliarsi ognuno il suo spazio sullo schermo definendo il proprio charachter senza troppi giri di tecnica o parole: del resto erano i tempi di un Cinema italiano che sapeva divertire e prendersi in giro senza la spocchia e la volgarità attuali, e che tornare ad assaporare ora, a più di trent'anni di distanza, finisce per non essere solo amarcord, ma un'operazione di rivalutazione di quella che era considerata settima arte "bassa", che se confrontata con i cinepanettoni e le schifezze del nuovo millennio rischia perfino di assumere i connotati di grindhouse d'alta scuola.
Ma una polemica di questo tipo non renderebbe giustizia a prodotti come Io sto con gli ippopotami, che semplicemente vanno goduti così come sono, un pranzo senza posate gustato dall'antipasto al dolce, con tanto di ammazzacaffè.
E fischiettando il motivetto che è alla base della soundtrack, ritmare le botte che Bud Spencer e Terence Hill puntualmente finiranno per rifilare con una serie di rutti da competizione.



MrFord



"Some people aren't nice to lions
some people aren't nice to hippos
we better think twice let's try it be nice
grau grau grau."
Oliver Onions - "Grau grau grau" - 




Cold in July

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Regia: Jim Mickle
Origine: USA, Francia
Anno:
2014
Durata: 109'





La trama (con parole mie): Richard Dane è un tranquillo corniciaio con una famiglia come tante altre, pronto a vivere la sua altrettanto tranquilla esistenza in un angolo del Texas sul finire degli anni ottanta. Quando, però, un ladro entra in casa sua e, sentendosi spaventato e minacciato negli affetti, l'uomo finisce per ucciderlo quasi accidentalmente con un colpo della pistola di suo padre, tutto cambia: il morto, infatti, è figlio di un pregiudicato decisamente pericoloso appena uscito dopo una lunga permanenza in prigione e pronto a prendere di mira la famiglia Dane per vendicarsi della perdita subita.
Neppure il tempo di rifugiarsi nel terrore della rappresaglia dell'ex detenuto, quand'ecco che le carte in tavola vengono cambiate di nuovo: Dane e Russel - questo il nome del vecchio criminale -, divenuti alleati, si ritrovano, accanto al detective privato Jim Bob, ad affrontare una vicenda decisamente più oscura di quanto non avrebbero mai pensato.






Joe Lansdale è uno dei più cari amici del Saloon.
E lo è dall'incipit di Una stagione selvaggia, primo romanzo della serie dedicata a Hap e Leonard, i suoi due eroi più noti, che regalò al sottoscritto uno degli autori più vicini alla sua sensibilità di sempre.
Freddo a luglioè stato senza dubbio uno dei lavori del romanziere texano che ho più apprezzato, al di fuori della saga dei succitati ed improvvisati detectives: una fosca vicenda dedicata al rapporto tra padri e figli che divorai l'estate precedente la nascita del Fordino, quando certe sensazioni potevo solo immaginarle, senza sapere che provate sulla pelle sarebbero state anche più forti.
Quando lessi della notizia di un film tratto dal romanzo, accolto come se non bastasse decisamente bene in quel del Sundance, l'aspettativa si fece decisamente alta, complice un cast che pareva essere stato scelto con un occhio di riguardo per il sottoscritto, dal Michael C. Hall interprete indimenticato di Six Feet Under e Dexter a Sam Shepard, passando per Don Johnson, uno che dovrebbe essere fordiano almeno quanto Lansdale.
Ho conservato la visione in modo da poterla condividere, pressando Julez allo spasimo e sfruttando la visita del suocero per affrontare uno dei noir più interessanti sul rapporto tra generazioni a suon di White russian come se piovessero: l'attesa è valsa la pena, e devo ammettere che, se non avessi letto l'opera dalla quale è stato tratto, avrei probabilmente finito per attribuire un voto anche più alto a Cold in July, thriller sudato e rarefatto dall'ottima atmosfera e dalle tematiche importanti, in grado di alternare momenti molto ironici e divertenti - soprattutto grazie a Jim Bob/Don Johnson - ed altri profondamente drammatici, figli di una delle tematiche cardine dell'opera dello scrittore texano, quella del rapporto tra generazioni e dell'importanza dei lasciti delle stesse mentre si susseguono.
I cambi di prospettiva che coinvolgono Dane e Russel, protagonisti della storia, a partire da una prima parte che quasi ricorda Cape Fear per giungere ad una seconda che mescola Gran Torino a Il giustiziere della notte, paiono quasi sottolineare quelle che sono le fasi di incomprensione e vicinanza di un figlio ad un padre - e viceversa -, sfruttando la vicenda che lega entrambi all'omicidio per legittima difesa commesso dal mite Richard, pronto ad innescare una serie di eventi sempre più drammatici e grotteschi.
Chi non conosce Lansdale o il romanzo sicuramente troverà pane per i suoi denti rispetto ad un'evoluzione narrativa decisamente tosta e pulp, mentre inevitabilmente i lettori più accaniti patiranno almeno in parte il piede sull'acceleratore premuto in fase di scrittura per evitare di trasformare la materia d'origine in un film di tre ore e passa dall'incedere troppo lento: una scelta saggia, per certi versi, ma almeno in parte limitativa per noi fedelissimi, pronti a ricordare le emozioni dal respiro più ampio della pagina rispetto alla velocità della pellicola.
Nonostante questo occorre confermare la solidità di Cold in July, che pecca solo nel finale di una serie di "accettate" neanche in post-produzione avessero deciso di sforbiciare qualche minuto la pellicola, di fatto eliminando uno dei faccia a faccia più importanti tra Russel e Dane - "Stai lontano dalle ombre", quasi intimerà il vecchio al suo giovane "figlio" - pur rimanendo fedele al fulcro dell'intera vicenda, la risoluzione del rapporto tra l'ex detenuto ed il suo sangue, lo stesso che aveva creduto morto e sepolto, e cercato di vendicare.
Un film che si inserisce alla perfezione nella tradizione di confine americana, dal recente e fondamentale Mud ai vecchi Classici come Il gigante, passando per il recente e discusso Out of the furnace: la propria terra e la famiglia, il legame con chi ci ha preceduti e quello con chi verrà dopo di noi, sempre pensando che lo stesso è frutto di una fatica e di un amore più forti del normale perchè legato al sangue e al Destino.
Cosa faremmo, infatti, per i nostri figli? E a che punto saremmo disposti ad arrivare, per loro?
Nel bene o nel male, quanto li proteggeremmo, anche da loro stessi?
E quali pesi porteremmo sulle nostre spalle, nel loro nome?
Qualsiasi, dico io.
E penso siano d'accordo anche Russel e Dane.
Qualsiasi.
Senza pensarci due volte.



MrFord



"How can I try to explain, when I do he turns away again.
It's always been the same, same old story.
from the moment I could talk I was ordered to listen.
now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go."
Cat Stevens - "Father and son" - 




Il nome della rosa

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Regia: Jean Jacques Annaud
Origine: Italia, Germania, Francia
Anno:
1986
Durata:
130'





La trama (con parole mie): siamo nel 1327 quando Guglielmo da Baskerville, un monaco dall'enorme cultura e dalla grande curiosità non sempre in linea con le idee della Chiesa, giunge con il suo allievo Adso in un grande monastero italiano in procinto di ospitare un importante incontro che vedrà coinvolti non solo i più in vista tra gli ordini di frati, ma anche i messi vaticani.
Quando una serie di misteriose morti sconvolgerà gli occupanti della struttura e metterà in allarme addirittura l'Inquisizione, Guglielmo dovrà dare fondo a tutte le sue capacità investigative per portare alla luce una complessa macchinazione volta a far rimanere bui i cosiddetti secoli ordita da chi non ha alcun interesse nella divulgazione della cultura.
Riuscirà il decisamente razionale monaco a mettere in scacco i responsabili e portare in salvo i tesori culturali che il monastero nasconde? E quanto quest'esperienza segnerà il giovane Adso?







I miei ricordi de Il nome della rosa sono legati ad una delle letture più forzate e noiose del periodo del liceo, quando, del resto, ogni romanzo imposto dalle scadenze scolastiche finiva per risultare più un supplizio che non un piacere: paradossalmente, quando vidi per la prima volta il film di Annaud - nonchè, forse, il suo lavoro migliore -, rimasi colpito dall'atmosfera che il regista francese, pur limando soprattutto gli aspetti filosofici ed intellettuali dell'opera letteraria, era riuscito a trasportare sullo schermo in una grande produzione che, nonostante i volti noti, riusciva a mantenere intatta l'aura del Cinema d'essai, trovando un insolito equilibrio tra approccio "alto" ed una serie di nomi di richiamo - Sean Connery, sempre grande, e Murray Abraham, su tutti - clamorosamente in parte dal primo all'ultimo.
Incrociando per l'ennesima volta il cammino con questo evergreen del grande e dunque piccolo schermo - potrei aver superato tranquillamente la decina di visioni - quasi per caso non solo ho avuto la piacevole sensazione della rimpatriata con un vecchio amico, ma mi sono ritrovato a tessere le lodi di passaggi che a distanza di quasi trent'anni ancora funzionano alla grande - la ricostruzione degli omicidi da parte di Guglielmo -, interpretazioni memorabili - Ron Perlman, splendido nel ruolo del poliglotta e storpio Salvatore - e piccole chicche che avevo scandalosamente rimosso ed ho ritrovato con enorme piacere, un pò come quando riascoltando un brano conosciuto a memoria finiamo per scovarne significati e sfumature nuove.
In particolare, i due passaggi in questione sono legati a quello che è, del resto, anche uno dei cardini dell'intero lavoro, sia che si tratti di pagina scritta - e di Umberto Eco - che di pellicola - e dunque del già citato Annaud -: il rapporto tra Fede e Ragione, tra umanità ed un'apparente divinità.
Il primo riguarda il confronto tra Guglielmo e Ubertino, con il secondo che, a seguito dell'insistenza del monaco investigatore a proposito dell'esistenza di un mitico libro di Aristotele legato alla Commedia afferma: "Perchè tanto interesse nel riso? Il riso scaccia la paura, e la Fede ha bisogno di paura".
Senza dubbio, rispetto ad un anticlericale nonchè profondamente lontano dalla religione come il sottoscritto, una sequenza di questo genere sfonda una porta aperta e finisce per rappresentare una critica a quanto la Chiesa ha rappresentato di male nei secoli da applausi, eppure sono convinto che anche chi, al contrario, nella Fede trova conforto o rifugio, riesca a capire quello che questa sorta di giallo medievale dai profondi risvolti filosofici e culturali intendeva - ed intende - portare alla luce.
Il secondo è legato alla conclusione, ed alla riflessione che Adso, in età matura - e da narratore esterno -, concederà a quella donna senza nome che ha finito per diventare il grande amore - pur se perduto - della sua vita: il nome della rosa, per l'appunto.
Pensando al personaggio del giovane novizio al seguito di Guglielmo tornano a galla le sensazioni dell'approccio a queste questioni di De Andrè, al suo Cristo dedito all'amore e più vicino ai peccatori, che non al Padre: l'amore per Dio - qualsiasi concetto questa parola incarni -, in effetti, può essere espresso attraverso quello per qualsiasi cosa, anche lontana anni luce da quello che, sulla carta o secondo la Chiesa di turno, è considerato avulso dallo stesso concetto.
Abbiamo bisogno di ridere, e ancor di più d'amore.
A prescindere dal fatto che questo sia legato al sesso, al sapere, al desiderio di esplorare il mondo e conoscerne il più possibile, nel pieno della luce o tra le ombre: e chi se ne priva, inevitabilmente, non soltanto finisce per detestare lo stesso amore, ma anche per lottare con ogni mezzo possibile affinchè anche il resto del mondo possa esserne privato.
Personalmente, citando Milton, "preferisco regnare all'Inferno che servire in Paradiso", se questo significa poter godere appieno di quell'amore.
Poter sentire il profumo di quella rosa. E conoscere il suo nome.




MrFord




"Loneliness will haunt you
will you sacrifice?
Do you take the oath
will you live your life
under the rose."
Kiss - "Under the rose" - 




Blog Wars - Bimbiminkia VS Tamarriminkia: i film teen

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La trama (con parole mie): sono passati anni, ormai, dalle prime schermaglie sfruttando i commenti sul blog di uno o dell'altro, eppure la rivalità tra il sottoscritto e Cannibal Kid non si è certo sopita: anzi, al contrario, ha finito per evolversi, spostando il campo di battaglia dalle semplici visioni spesso e volentieri diametralmente opposte alle Blog Wars, che hanno finito per tenerci impegnati a più riprese come fossero i momenti clou di un botta e risposta che ogni settimana ci concediamo nella rubrica dedicata alle uscite in sala.
Dall'ultima battaglia è passato parecchio tempo, e per il ritorno sugli schermi abbiamo pensato a qualcosa di speciale, che è costato ad entrambi fatica e dolore, oltre ad una preparazione decisamente più impegnativa che in altre situazioni: una Blog War dedicata ai due generi simbolo dei suoi protagonisti, i film action e quelli teen.
Dunque, così come il mio sgradevole antagonista ha dovuto sciropparsi dieci pellicole più che tamarre scelte dal sottoscritto, io ho dovuto fare fronte ad una sequela di filmetti da ragazzini scelti dal discutibile quanto indiscusso ragazzino - anche se ormai non più tanto - della blogosfera.
Come se non bastasse, per l'occasione abbiamo deciso di sfoderare anche una classifica che possa esprimere il gradimento che abbiamo cercato di manifestare rispetto ai titoli proposti dal nostro avversario: oggi tocca alla più che discutibile lista firmata Katniss Kid, la più pusillanime fighetta che il mondo della critica cinefila abbia mai conosciuto.
Se così si può dire, dunque, buona visione.
MrFord


"Certo che quel Peppa Kid ha proprio gusto, in fatto di Cinema!"
N°10: Ragazze a Beverly Hills



MrFord: Il non plus ultra della schifezza.
Un'ora e mezza di stronzate cui neppure una tredicenne in preda ad una crisi ormonale da scarpe e gossip potrebbe apprezzare, figuriamoci un ultratrentenne.
Nonostante la presenza di un fordiano come Paul Rudd come spalla della protagonista, raramente mi sono imbattuto in un'immondizia cinematografica di questa caratura, priva di spessore, ironia, fascino e qualsiasi altra cosa si potrebbe immaginare per sperare di sopravvivere alla visione.
Uno dei colpi più duri che mi è toccato subire dal Cannibale fin dall'inizio della nostra rivalità.
Cannibal Kid: Chi non ama i Nirvana o la fantastica Alicia Silverstone non può dirsi davvero cresciuto negli anni Novanta. E infatti Ford dev'essere cresciuto negli anni '50.
Dell'Ottocento, naturalmente!

"Peppa, la prossima volta che esci vestito come me non te la faccio passare più così liscia!"
N°9: 10 cose che odio di te



MrFord: Il vice non plus ultra della schifezza.
Quando il mio rivale capirà che non basta un tuo attore - o gruppo di attori - feticcio ed una colonna sonora ascoltabile per rendere un film sopportabile sarà un vero e proprio miracolo. Tant'è che, nonostante Gordon Levitt e Heath Ledger, questa roba tremendamente anni novanta - nel senso brutto del termine - risulta migliore dell'ultima pellicola della lista giusto per qualche spunto almeno vagamente interessante.
Ma è poca roba, se confrontata alla sofferenza di una visione tra le peggiori avute negli ultimi anni. Se a questo aggiungete il fatto che abbia guardato i due titoli che aprono - o chiudono, vedete voi - questa "classifica" nella stessa sera, il gioco è fatto.
Cannibal Kid: Giusto un vecchio bisbetico non domato come Mr. Ford può odiare tanto una commedia deliziosa come questa che rilegge Shakespeare con gusto 90s, ma omaggiando allo stesso tempo la migliore commedia americana 80s e risultando ancora oggi più attuale di tutti i suoi filmacci trash invecchiati quasi peggio di lui. Ma d'altra parte ormai ho capito cosa da' fastidio a Ford: uno cresciuto a pane e Van Damme, Seagal e Stallone, i film ben recitati non riesce proprio a sopportarli.
MrFord: se Shakespeare leggesse questa tua sparata sulla buona recitazione di questa robetta, finirebbe a farsi gargarismi a vita con il veleno, altro che Romeo e Giulietta!

"Katniss Kid, sei davvero la principessa più bella della blogosfera!"
N°8: Cruel Intentions



MrFord: ricordo che, ai tempi dell'uscita in sala di quest'ennesima porcata propinatami dal Cannibale, fui tentato di organizzare una gita di gruppo con i miei amici giusto per gustarci la limonata dura con protagonista la Gellar che furoreggiava già nei trailer.
Probabilmente guidato da buon senso, rinunciai, e feci bene.
Rivederlo ora è sicuramente peggio di quanto non sarebbe stato farlo ancora nel pieno dei tumulti adolescenziali, ed il fatto che possa essere stato ispirato da Le relazioni pericolose fa davvero accapponare la pelle: certo, alcune idee ci sono, se confrontato con i due titoli che lo precedono in questa speciale classifica, ed il finale, quantomeno, non è consolatorio, eppure restiamo nell'ambito delle schifezze atomiche di livello incommensurabile.
Cannibal Kid: Ford aveva tentato di organizzare una gita di gruppo ma, visto che nessuno se l'era filato come al solito, adesso cerca di dimenticare i suoi traumi adolescenziali ancora non superati denigrando tutti i cult degli anni '90 che lui non è riuscito a vivere in diretta. Le sue crudeli intenzioni sono però miseramente fallite.

"Mi dispiace, ma non sono abbastanza, per te: ti meriti la bella Katniss!"
N°7: Mean Girls



MrFord: considerato quello che mi aspettavo da questo quartetto di schifezze di produzione recente, Mean girls è stato la sorpresa migliore, se non altro permeato di una certa ironia in grado di distinguerlo dai titoli che l'hanno preceduto.
Poi, certo, una robetta senza alcuna parentela con il Cinema come questa potrebbe piacere giusto ad una pre-adolescente appena uscita dal periodo Disney Channel, e ancora una volta mi chiedo come sia possibile che qualcuno in grado di apprezzare film di un certo livello possa ritenere cool o guilty pleasures visioni di questo genere, ma forse, chissà, il diretto interessato potrebbe dire la stessa cosa dei miei action, comunque ovviamente superiori a questa roba, quindi soprassiedo.
Cannibal Kid: Giudizio superficialissimo su una pellicola che è molto meno superficiale di quanto possa sembrare agli occhi di una persona pseudo profonda come Ford. In realtà, oltre a funzionare come guilty pleasure meglio di qualunque film action da finto macho con la sindrome del pistolino piccolo propinato da Ford, è anche una efficace riflessione sociologica sui meccanismi animaleschi che governano una scuola, o una comunità in generale. Strano che una bestia come lui non l'abbia capito.

"Oggi è la giornata dedicata a Cannibal: ci vestiamo tutte quante come lui!"
N°6: Fuori di testa



MrFord: forse la delusione più grande di questa decina. Dai quattro appena citati mi aspettavo un calvario, ed un calvario si è rivelato.
Dai titoli figli degli anni ottanta, invece, speravo di poter cavare qualcosa di più di quanto non sia riuscito ad ottenere, ed in special modo da questo Fuori di testa, che fosse per il cast o per la regista: il risultato è stato, invece, un film insipido e senza carattere, noioso e poco incisivo nonostante la splendida colonna sonora, l'atmosfera molto vicina a quelle dei miei amarcord e la breve durata.
Cannibal Kid: Per considerare noioso un film piacevole e frizzante come questo, Ford, te sì che sei proprio fuori di testa!
MrFord: piacevole e frizzante!? Neppure per gli abitanti di un ricovero per anziani - e sai quanto ne possa sapere io - potrebbe essere interpretato in questo modo!

"E così quello è Cannibal!? Fa proprio ridere!"
N°5: La rivincita dei nerds



MrFord: per essere una copia sbiadita dell'insuperabile Animal House, tutto sommato questo La rivincita dei nerds è risultato quantomeno passabile rispetto ai titoli inseriti fino ad ora.
Se non altro ha il merito di avermi ricordato Monsters University, e di contare come protagonista su Anthony Edwards, che con Toccato! e Top gun fu uno dei primi fordiani dei tempi: ma è una magra consolazione, visto comunque il risultato mediocre.
Certo, fino a questo punto pare quasi, comunque, di aver assistito alla proiezione di una Palma d'oro, ma questa è un'altra storia.
Cannibal Kid: Che palle, Ford. Che lagna che sei. Non ti va mai bene niente. E fattela una risata, una buona volta!

"Cannibal, vieni a fare un giro con noi: tanto Ford è rimasto a casa!"
N°4: Kids



MrFord: anche questo una discreta delusione, considerata la fama che lo precedeva e la fatica che mi è costata recuperarlo dalla rete.
Se non altro ha il merito di aver lanciato Harmony Korine, uno dei pochi registi in grado di mettere d'accordo perfino il vecchio Ford ed il finto giovane Cannibal ed unirli anche contro il resto della blogosfera come fu per Spring breakers: ma per il resto, è tutta posa e finto scandalo.
Un film acerbo, ma comunque con qualche potenzialità, che considerata questa decina, significa praticamente aver trovato una specie di tesoro.
Cannibal Kid: Finto scandalo?
Ma se scommetto che ne sei rimasto così shockato che alla fine sei dovuto andare a confessarti in Chiesa per aver ceduto a una visione tanto peccaminosa.
Tranquillo Ford, adesso puoi tornare a guardare i tuoi rassicuranti filmetti buonisti.
MrFord: il giorno in cui andrò in chiesa a confessarmi, sarà quello in cui dichiarerò che questi filmetti sono imperdibili!

"Una giornata con Cannibal Kid: che tristezza!"
N°3: Submarine



MrFord: e ti pareva se il mio antagonista riusciva a resistere dall'inserire la sua tipica pellicola radical chic da esaltare come fosse un Capolavoro imperdibile probabilmente perché sconvolto dai punti di contatto ritrovati tra la sua adolescenza e quella del quasi autistico e molto pusillanime protagonista del film.
Poi, certo, la qualità è sicuramente alta, specie se rapportata a quella del resto dei titoli scelti dal mio rivale, ed alcuni passaggi sono indubbiamente riusciti - su tutti quello sulle note di Quicksand -, ma per riscattarsi da visioni come quelle che l'hanno preceduto, più che di un sottomarino, avrei bisogno di una portaerei.
Cannibal Kid: Se non altro Ford ammette che la qualità di questo film è sicuramente alta. Mentre io domani con la sua agghiacciante lista di filmetti action non potrò fare a meno di constatare come la qualità sia in ogni caso sicuramente bassa. Nei casi in cui va ancora bene.

"Una rassegna di film suggeriti da Cannibal Kid: che tristezza!"
N°2: Fucking Amal



MrFord: finalmente qualcosa di abbastanza interessante, un titolo del quale avevo sempre sentito parlare e che non avevo colpevolmente mai visto.
Un buon prodotto in stile dogma che fotografa questa volta bene e senza stronzate disneyane a stelle e strisce gli angoli bui ed i piccoli trionfi dell'adolescenza, senza dubbio non perfetto ma comunque profondo nel raccontare la storia d'amore tra due ragazzine senza scadere nel volgare o nel retorico.
Se non altro, ha finito per allietare la conclusione del mio calvario di spettatore a questa terrificante lista, anche se il merito mi pare più mio, avendo intuito le potenzialità di questo titolo e avendolo coscientemente lasciato per ultimo.
Cannibal Kid: Ford, adesso per fare il figo denigri le “stronzate disneyane a stelle e strisce”? Ma se nei filmetti per bambini della Disney e nei blockbuster più beceri a stelle e strisce proprio tu ci sguazzi alla grande!
Che fai, ti metti a fare il radical-chic per imitarmi?

"Peppa Kid un esperto di Cinema!? Questa barzelletta è una bomba!"
N°1: Breakfast Club



MrFord: a chiudere questa prima parte di Blog War il titolo più interessante proposto da Peppa Kid, non a caso il più fordiano per ambientazione, epoca, tematiche ed approccio.
Segno che, anche nell'ambito dei film teen, il Cannibale ha finito per cedere, pur non volendo, all'influenza del sottoscritto? Solo il tempo lo dirà.
Resta il fatto che Breakfast club è senza dubbio la pellicola migliore della decina, profonda e pane e salame, malinconica ed ironica, perfetta per assurgere allo status di cult giustamente guadagnato nel tempo.
Mi è piaciuta così tanto da farmi venire qualche dubbio sul fatto che potesse essere stata effettivamente scelta dal mio rivale.
Cannibal Kid: Questa ammissione di Ford segna la mia vittoria, almeno morale, in questa Blog War. Se non altro sono riuscito a consigliargli almeno un film che persino lui è costretto a riconoscere come un cult assoluto. Obiettivo che invece lui avrà vita dura a centrare, avendo tirato fuori dal bidone della spazzatura unicamente una serie di residuati action anni '80 che persino Stallone farebbe fatica ad apprezzare. Ma questo lo vedrete meglio (o dovrei dire peggio?) domani...

"In quest'aula per le punizioni mancano solo Ford e Cannibal: allora sì che ci sarebbe da divertirsi!"

Blog Wars - Bimbiminkia VS Tamarriminkia: i film action

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La trama (con parole, purtroppo, sue): dopo una lunga assenza, le Blog Wars tra l'autore di questo blog Cannibal Kid e il suo acerrimo rivale Mr. James Ford sono finalmente tornate. Il terreno di scontro?
Una sfida incrociata in cui ieri abbiamo assistito alle spettacolare, divertente, variegata lista di pellicole adolescenziali proposte da me, mentre oggi vi tocca sorbire quelli che secondo Ford sono i migliori film action di sempre, mentre per me sono solo alcune tra le peggiori atrocità che l'uomo abbia mai prodotto.
Ecco qua la lista dei film (film?????) selezionati da Ford e commentati da me, ordinati da quello che mi è sembrato il peggiore al migliore (migliore si fa per dire).
Cannibal Kid


"Me l'avevano detto che Cannibal non capiva un'emerita fava di Cinema, ma questo è troppo anche per lui!"

10. Predator



Cannibal Kid: Capisco che a Mr. Ford alla prima apparizione di Schwarzenegger che fa il figo fumando un sigaro sia venuta un’erezione, ma a me personalmente ha lasciato del tutto indifferente.
Predator è la noia fatta film, tra inseguimenti, appostamenti, sparatorie ed esplosioni, con in più come aggiunta bonus qualche risibile inserto fantascientifico. Ridotti al minimo i dialoghi, il livello di umorismo presente è ben al di sotto della media degli action tamarri anni Ottanta, è girato pessimamente da John McTiernan, la recitazione da parte di Schwarzy e co. è meglio non commentarla nemmeno, la sceneggiatura è banalissima, i terrificanti effetti speciali più che negli 80s sembrano fatti nei 20s. Lo scontro finale tra Schwarzy e Predator credo rappresenti poi uno dei punti più bassi mai raggiunti dal cinema. Se sta roba può essere considerata cinema.
Insomma, una porcheria totale. Un film invecchiato malissimo e senza alcun senso, che vorrebbe essere ad alta tensione, invece è solo soporifero e non si attesta nemmeno sui livelli minimi di intrattenimento trash. La peggio fordianata per iniziare degnamente la peggior lista, di film e non solo, che io abbia mai visto in vita mia.
MrFord: questa non me l'aspettavo neppure da un incompetente del calibro del mio rivale. Mettere un filmone come Predator - riconosciuto come tale anche dalla critica - dietro Seagal o Lundgren è troppo perfino per un Coniglione della peggior specie.
Come se non bastasse, il film di McTiernan - che già con il primo Die Hard aveva fatto scintille - è una chicca sia in termini di tecnica - le macchine da presa "termiche" furono sfruttate per la prima volta nella realizzazione di un film - che di tensione, oltre ad aver regalato al pubblico uno dei migliori mostri di sempre.
Mi sa tanto che il Predator dovrebbe fare una capatina a Casale, anche se sarebbe una caccia troppo facile, per lui!
Cannibal Kid: Pensavo fossi tu, Ford, uno dei migliori mostri di sempre.
Comunque sta a vedere adesso che Predator è considerato il Quarto potere del genere tamarro-action... E anche se fosse, ma non credo, non mi importa se è piaciuto a qualche critico rimbambito. Per me 'sta inguardabile e ridicola porcheria è solo una merdaccia!
MrFord: sento già le grida di vendetta non solo degli appassionati di action, ma anche di quelli di Cinema!

"°ç§°çéç*éç§°ç§é*çéç§°çéç*éç!" - Tradotto dal predatorese: "Datemi Cannibal che gli faccio un culo come una capanna!"
9. Battle of the Damned



Cannibal Kid: Questo è un colpo basso persino per Ford. Come si può inserire una roba del genere in una lista, se non per fare del male gratuito all’avversario?
Mi rifiuto di credere che Ford, per quanto i suoi gusti siano agghiaccianti, possa averlo messo per un altro motivo. Questa pellicoletta con zombie, robot e Dolph Lundgren (non so chi sia più inespressivo tra tutti), non si salva sotto nessun aspetto. Sembra un episodio bruttissimo di The Walking Dead, che già non è il massimo della vita. Un survival con scene d’azione da mal di mare, recitato malissimo da tutti e non solo da Ivan Drago, con una sceneggiatura trita e ritrita, noioso, privo di battute decenti e persino di vera tamarraggine. Per non parlare della componente fantascientifica/horror che fa veramente orrore. Un obbrobrio che starebbe bene giusto in una Flop 10 dei peggiori film di sempre, sia che lo si inserisca nella categoria action, sci-fi, dell’orrore o altro.
MrFord: ok, lo ammetto. Anche se io mi ci ero divertito da matti, ho inserito questo filmaccio trashissimo solo per rendere la vita più difficile al mio antagonista. Avrei potuto scegliere Red Scorpion ed essere più magnanimo, ma con gentaglia come Cannibal non si può far altro se non concedersi le maniere forti.

"Gli zombies kid restano fuori dal grande Cinema fordiano!"
8. Nico



Cannibal Kid: Chi è il peggior attore del mondo?
Tra Van Damme e Schwarzy, Ford con la sua lista mi sta mettendo in crisi. In mezzo a tanti simili cani (senza offesa per i veri cani che a recitare se la cavano molto meglio, si veda The Artist), il numero 1 dei peggiori resta sempre Steven Mezza Seagal. Il suo esordio nel mondo del cinema (cinema???), nonché il suo film più identificativo Nico è una splendida prova di incapacità recitativa capace di superare qualunque temibile avversario. Si potrà dire che, più che un attore, è un lottatore di arti marziali. Non metto in dubbio che, se me lo ritrovassi davanti, mi farebbe il culo alla grande, però con la sua enorme mole non mi sembra il massimo dell’agilità, quindi potrei sconfiggerlo con la mia velocità. O se non altro scappare.
L’unica cosa da notare di questo filmetto action telefonatissimo è come Seagal resti uguale per tutto il tempo. Che faccia un combattimento a 20 anni, che si trovi in Vietnam anni più tardi, che sia al battesimo del figlio altri anni dopo, o che gli ammazzino il prete amico, o che pianga, o che venga torturato, Steven “Nico” Seagal non cambia MAI espressione né aspetto.
A differenza di altri action heroes, Nico è poi del tutto privo di sense of humour e si limita ad andare in giro a menare le mani e a fare l’invincibile poliziotto perfetto quasi supereroistico contro i cattivoni. Uno dei personaggi più insopportabili di sempre, degno dell’attore peggiore di sempre.
A voler essere proprio buono, posso salvare giusto la presenza di una simpatica Pam Grier e di una giovane Sharon Stone, per il resto questo è, come direbbe il blog Director’s Cult (http://directorcult.blogspot.it/), un vero monnezza movie.
MrFord: il buon Seagal con il suo parruccone è sempre stato il mio action hero meno preferito, con grande dispiacere di mio padre, che non si perde un suo film in tv neanche ad averlo già visto un centinaio di volte. Di recente, però, mi sono trovato a rivalutare alcune sue chicche, come Nico, forse ad oggi il film tecnicamente migliore cui abbia preso parte uno degli attori oggettivamente peggiori della storia.
Certo, poi, pensare che abbia fatto soffrire Cannibal, lo rende quantomeno uno dei più utili.
Cannibal Kid: Seagal è il preferito del vero Signor Ford?
Ah, ma allora l'amore per il cattivo cinema è una tradizione di famiglia!
Speriamo che il Fordino si metta al riparo al più presto...

"Cannibal, ti faccio saltare le cervella, sempre che tu le abbia!"
7. Senza esclusione di colpi



Cannibal Kid: Ma che è sta roba?
Senza esclusione di colpi pare una specie di versione terrificante di Karate Kid. E pare una versione terrificante pure del Ragazzo dal kimono d'oro.
Ora capisco perché Ford critica tanto lo splendido Kill Bill. Per lui il cinema d’arti marziali è questa roba firmata da Newt Arnold...
CHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII?
Regia e recitazione sono talmente penosi che si rimpiange Centovetrine e pure Kiss Me Licia. Jean Claude Van Damme è talmente cagno che solo per questa interpretazione meriterebbe un Razzie Award annuale a vita. L’unica soddisfazione proveniente da questa interminabile parata di (brutti) incontri marziali è vedere JCVD indossare dei ridicoli pantaloni ascellari che manco Fantozzi. Su tutto il resto, pessima colonna sonora e storiella romantica da Harmony comprese, è meglio stendere un enorme velo pietoso.
Senza esclusione di colpi sta al cinema come i Modà stanno alla musica.
E questo, caro Ford, è ciò che io chiamo attaccare un film senza esclusione di colpi.
Film?
Sta cagata non è un film.
MrFord: cult totale del grande JCVD, imbarazzante di fronte ad un giudizio critico anche gustato a dodici o tredici anni, Senza esclusione di colpi è una pacchia totale del trash, uno di quei gioiellini che non si possono non amare, a meno di non essere cresciuti chiusi in una stanzetta da soli invece che al parco a simulare le mosse con gli amici del quartiere.
Dev'essere per questo, che il Cannibale non l'ha proprio digerito.
Cannibal Kid: Uno di quei gioiellini che non si possono non amare... a meno di avere un cervello funzionante. Te Ford a forza di andare al parco a prendertele di santa ragione mi sa che hai subito un trauma cranico, uahahah!

"E questo calcio è niente in confronto a quelli che sferrerò a Cannibal Kid!"
6. Nido di vespe



Cannibal Kid: Io in genere adoro il cinema francese, ma questa è una schifezzina che non si distingue per niente dal resto delle americanate fordianate qui inserite. L'unica scena degna di nota è quella all'inizio dei protagonisti che cantano in auto. Poi, il nulla. Una trama finto elaborata che è giusto un pretesto per un sacco di scene d'azione e soprattutto sparatorie. Ford, va bene che sei abituato a spararle grosse, però basta sparatorie!
Questo film è poi la dimostrazione evidente di come Ford adori proprio le pellicole mal recitate. In mezzo a un cast agghiacciante composto da incapaci proveniente da tutte le parti del mondo, manco ci trovassimo in un film degli Expendables, si segnala la pessima prova del “nostro” Valerio Mastandrea, degna dell'Alberto Tomba di Alex l'ariete. E la cosa tragica è che non sto scherzando.
MrFord: omaggio francese a pellicole bomba come Distretto 13, era quasi scontato che Nido di vespe avrebbe scontentato quel radical di Peppa, cui bastano un paio di colpi di pistola per fuggire con la coda tra le gambe.
Tranquillo, Cannibal: è solo finzione scenica, e accade dall'altra parte dello schermo!
Cannibal Kid: Quella sarà anche solo finzione, ma i livelli terrificanti di recitazione nelle tue adorate pellicole sono reali. E fanno una dannata paura!

"Se ti manda Peppa Kid, ti faccio fuori all'istante!"
5. Danko



Cannibal Kid: Un film che si inserisce sullo stesso filone di Tango e Cash e L’ultimo dei Boy Scout, solo inferiore. Schwarzy è il solito monolito inespressivo, il film è ricchissimo di stereotipi e a tenere desta l’attenzione di questo film nato stanko c’è giusto James Belushi, il fratello privo di talento di John. Il che è tutto dire.
Rispetto ad altre schifezze proposte in questa decina se non altro è quasi guardabile. Però certo vedere al timone di questa sorpassatissima americanata tipicamente anni ’80 Walter Hill, autore di una cosa enorme come I guerrieri della notte, mette una gran tristezza.
MrFord: altro cult anni ottanta ed action che tutti, dai critici più menosi al pubblico occasionale non possono non amare, eccetto Cannibal. Lui è più rigido di Danko, quando si parla di Cinema. E' la cortina di ferro di tutti gli indie ed i radical chic del mondo.
A meno che non si parli di robetta da tredicenni. Allora sì, che lo vedrete emozionarsi davvero!
Cannibal Kid: A parte il fatto che sta roba sia amata da tutti e non solo dai tamarri scatenati come te è ancora da verificare. In ogni caso non me ne frega niente se una cosa piace a tutti. Io non sono tutti. E, caro Ford, a me non interessa nemmeno seguire il sorpassatissimo giudizio dei Mereghetti, dei Morandini, dei Minchiettini e di tutti gli altri critici parrucconi di una volta come fossero la Bibbia come fai tu. Per voi eterni novantenni è ora di levarsi finalmente dalle scatole e lasciare spazio a noi eterni tredicenni!

"Hey Peppa! Qui solo Ford può portare la barba!"
4. Tango & Cash



Cannibal Kid: Per citare Tango/Stallone: Conosco una cosa che assomiglia a questa lista. La merda. Tra le varie atroci fordianate proposte in questa classifica, questo Tango & Cash è tra le poche a salvarsi. Lungi dall’essere una pellicola fenomenale, è un action movie molto classico ma comunque abbastanza godibile. Caso più unico che raro della lista fordiana, la prima parte non è nemmeno così scontata a livello di trama. A differenza dei soliti Arma letale e buddy-movie vari, un modello abusatissimo da cui questo comunque non riesce a smarcarsi, non è la vicenda di due sbirri che devono risolvere un caso, bensì devono difendersi da un caso. Peccato che, dopo un primo tempo quasi e ho detto quasi originale, la seconda parte diventa invece molto prevedibile e scontata, con il solito happy-ending buonista che avrà fatto la gioia di Ford, non certo la mia.
Tra i due protagonisti il mattatore – ovviamente – è Kurt Russell, che umilia uno Stallone che, in versione seriosa, dimostra ancora più del solito tutti i suoi limiti recitativi. Così come il mattatore di questa Blog War sono – ovviamente e modestamente – io con i miei gustosissimi filmetti teen.
MrFord: una quasi bella sorpresa alla quale quasi non credevo, la prima volta che ho letto questa incredibile serie di stronzate cannibalesche. Tango e Cash quasi sul podio della classifica di gradimento del mio rivale. E' un pò come se io avessi scelto di mettere nella stessa posizione Ragazze a Beverly Hills o Cruel Intentions.
Ma, per citare Cash, caro Cannibal, "non farti illusioni, pisellino".
Cannibal Kid: Non farti illusioni te, pisellino Ford. Questo filmetto da sufficienza risicata è nella parte alta della classifica soltanto per esclusione (di colpi), visto che il resto è spazzatura pura.
MrFord: "Complimenti, Minnie, se ti piace parlare". Caro Peppa Kid, io credo ti sbatteranno tra i delinquenti comuni. Per reati contro il Cinema.

"Io faccio fuori Ford, tu Cannibal. Intesi?"
3. Hard Boiled



Cannibal Kid: Un film che si distingue subito dal resto della cafonaggine fordiana, grazie a una raffinata apertura dalle atmosfere jazz. Ci troviamo quindi di fronte finalmente a una pellicola decente?
Bah, direi proprio di no.
A livello registico è l'unico degno di nota di questa decina anti-cinema. Peccato che, dopo appena pochi minuti, le interminabili sparatorie cominciano a far sbadigliare e la sceneggiatura presto si evolve nel solito, ennesimo buddy movie proposto da questa lista fordiana piena di film uno uguale all'altro. Con la sola differenza che qui il livello di ironia è ancora minore rispetto alle pellicole americane.
Con una storia elaborata un po' meglio poteva venirne fuori un film valido, invece così è solo un'occasione sprecata in cui il talento registico di John Woo è messo sì in mostra, ma è troppo fine a se stesso. E poi basta con 'ste sparatorie!
MrFord: ora vorrei proprio sapere quale potrebbe essere l'idea di Cannibal a proposito dei film action. Niente sparatorie!? Niente bromanticismo o battute tra amici o colleghi pronti a fronteggiare il male spalla a spalla!? Sarebbe come pensare che esista un film teen senza un'inutile storiella d'amore lacrimevole!
Cannibal Kid: Crank, quello sì che è un film d'azione con i controcoglioni!
E c'è molta più cattiveria pure nei miei film teen come Kids, Cruel Intentions e Mean Girls che non in 'ste robette action in cui, dietro a tante botte e proiettili, si nascondono solo delle storielle bromantiche all'insegna del volemose bene.

"Cannibal lo faccio fuori io!""Te lo puoi scordare, è in cima alla mia lista da tempo!"
2. Breakdown – La trappola



Cannibal Kid: Oh, finalmente un film proposto da Ford che mi è piaciuto!
Mi è piaciuto perché in rete non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte e quindi me lo sono risparmiato alla grande. Evvai!
MrFord: e anche questa volta, il Cucciolo Eroico è riuscito a scamparsi almeno una delle mie proposte. Peccato, perché se non gli fosse piaciuto, Tango e Cash sarebbe stato al terzo posto.

"Fuggiamo dalle liste cannibali!"
1. L’ultimo boy scout



Cannibal Kid: L’unico film della lista fordiana che avevo già visto, l’unico film degno di una lista dei migliori action. Ha un buon ritmo, è divertente, ha una coppia di protagonisti bene assortiti e, soprattutto, presenta una serie di battute memorabili. Poi, va bah, la storia non è delle più originali e il povero Tony Scott, per quanto se la cavi, non passerà certo alla storia come un regista fenomenale, però se non altro rispetto al resto delle proposte fordiane questa è una bella boccata d’ossigeno. Fornita, non a caso, da Bruce Willis, il mio action hero preferito. O dovrei dire l’unico action hero che riesco a sopportare?
MrFord: io con L'ultimo boy scout mi diverto da matti, ma è curioso come un attore - in questo caso Bruce Willis - possa rendere la mia nemesi incapace di vedere quanto la struttura di questo film sia assolutamente identica a quella degli altri figli dell'action made in USA anni ottanta e novanta. Come al solito, le vedute limitate di Peppa lo portano a valutare una pellicola soltanto dai nomi sulla locandina e dalla colonna sonora.
Non che mi aspettassi fuochi d'artificio ed esplosioni, ma anche dal punto di vista dell'action, Cannibal Kid è clamorosamente bocciato!
Anzi, condannato ad una maratona di almeno un'altra ventina di tamarrate!
Cannibal Kid: Come se tu, Ford, non guardassi i nomi sulle locandine. Hai fatto una Flop 10 dedicata a tutti i tuoi beniamini, riservando uno spazio persino a Dolph Lundgren. Manca solo The Rock e poi la più grande rassegna di braccia (muscolose) rubate dal cinema all'agricoltura è completa.
Quanto a L'ultimo dei boy scout, è vero che la sua struttura è la stessa degli altri buddy movie fotocopia che mi hai propinato, infatti non è certo un capolavoro. La differenza è che almeno questo è davvero divertente. Gli altri mi hanno solo fatto venire voglia di spararmi un colpo. D'altra parte proponendomi tutti questi film pieni di sparatorie, il tuo obiettivo era quello, vero Ford?
MrFord: che sia divertente è indubbio. Ma questi film lo sono tutti, e sempre. Solo che tu sei un musone teen depresso, e non lo vuoi ammettere: ahahahahah!

"Caro Cucciolo, sei proprio il re dei pusillanimi!"

I due volti di gennaio

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Regia: Hossein Amini
Origine: UK, Francia, USA
Anno:
2014
Durata:
96'





La trama (con parole mie): siamo in Grecia, nel pieno degli anni sessanta, e Rydal, giovane americano in fuga dalla famiglia e dal padre, sbarca il lunario raggirando turisti troppo ammaliati dal suo approccio. Quando la strada del giovane incrocia quella di Chester e Colette McFarland, la furba guida pensa di essere di fronte all'ennesima coppia da circuire facilmente: quello che non sa è che Chester, molto più vecchio di Colette, è un uomo dal passato misterioso ed in pericolo per aver sottratto fondi a pericolosi personaggi pronti a sguinzagliare sulle tracce della coppia uomini pronti a tutto per recuperare il maltolto.
Testimone di uno scontro tra lo stesso Chester ed uno di questi, Rydal è costretto ad elaborare un piano di fuga dei coniugi dalla Grecia, e a riparare momentaneamente con loro a Creta: lungo le strade dell'isola ellenica la tensione salirà tra i tre fino a diventare insostenibile.






Esistono film innovativi, altri superati, altri ancora invecchiati male.
Ed alcuni giunti inesorabilmente fuori tempo massimo, un pò come una canzone degna di un tormentone estivo portata alla ribalta all'inizio dell'autunno.
I due volti di gennaio è senza dubbio un esponente di quest'ultima categoria.
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith diretto dall'esordiente dietro la macchina da presa Hossein Amini, interpretato con buona partecipazione da Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Oscar Isaac - che si è rivelato al grande pubblico non troppi mesi fa con A proposito di Davis -, questo thriller arroventato dal sole ellenico non avrebbe sfigurato in sala nei primi anni ottanta, l'epoca dei Polanski memori di cult come Il coltello nell'acqua e delle torbide vicende di coppia legate a doppio filo con misteri, crimine ed inevitabilmente morte: peccato che, con tutta calma, il lavoro del già citato Amini giunge in sala ad Anni Zero ampiamente suonati, presentando una struttura che, senza dubbio, risulterà priva del mordente necessario - alla stragrande maggioranza del pubblico sotto i trenta e probabilmente anche sotto i quaranta - per mantenere alto il livello dell'attenzione e rimanere incollati allo schermo fino alla risoluzione della vicenda.
Personalmente, e rispetto a quelle che erano le aspettative della vigilia, invece, ho trovato questo film decisamente in grado di portare a casa il suo - benchè minimo - risultato di decenza, di intrattenere con uno stile composto ed adulto - ma non per questo noioso - e di farsi apprezzare per l'atmosfera vintage ed ottimamente resa dalla fotografia e dalla cornice delle isole greche, che in passato ho imparato ad amare e conoscere percorrendole in lungo e in largo - pur facendomi scappare Creta, teatro delle vicende qui narrate -: un cast azzeccato ed una trama che mescola crime e thriller classico hanno fatto il resto insieme alle riflessioni legate ai rapporti tra padri e figli, una tematica che da sempre è in grado di toccare corde sensibili dell'animo di questo vecchio cowboy.
L'evoluzione del rapporto tra Chester/Mortensen e Rydal/Isaac, in questo senso, finisce per diventare decisamente più interessante di quello dei due personaggi maschili con Colette, ago della bilancia meno innocente ed incapace di influenzare i destini della fuga dell'insolito terzetto di quanto non possa apparire ad un'occhiata superficiale: i trascorsi irrisolti di Rydal con il padre e l'atteggiamento severo ed al contempo complice di Chester finiscono dunque per intrecciarsi in un gioco al massacro più mentale - o sentimentale - che non fisico - pur non risparmiandosi gli scontri -, pronto a colpire nel profondo entrambi i personaggi, dal giovane truffatore dal fascino intellettuale al maturo e deciso uomo d'affari che pare sempre sapere quello che vuole.
Riletto in questi termini pare dunque che I due volti di gennaio sia stata una sorpresa più che lieta, in casa Ford, ed un titolo che la penuria di questo scellerato periodo ha finito per innalzare al di sopra della media: e da un lato è inesorabilmente così, considerate le delusioni, i mattonazzi e le schifezze senza arte nè parte che mi sono dovuto sciroppare in questo inizio autunno.
Eppure, ed in tutta onestà, occorre anche ammettere di essere di fronte ad un titolo privo della scintilla e del mordente necessari per compiere il passo decisivo che porta una pellicola d'intrattenimento pomeridiano ad un cult - grande o piccolo che sia - da prima serata: l'opera di Amini è onesta ma patinata, avvincente quanto troppo dilatata, seducente eppure inesorabilmente fredda.
In un certo senso, perdersi tra le ombre e le luci de I due volti di gennaio è un pò come rimanere pericolosamente in bilico tra Chester e Rydal, entrambi a loro modo innamorati di Colette e decisi a superare un confine che potrebbe cambiare radicalmente - e per sempre - la loro vita.
Del resto, nella lotta tra padri e figli difficilmente si conosce un vincitore: questione di generazioni, tempi, errori e consigli dati e ricevuti - oppure no - da una parte e dall'altra.
Ma a volte, è troppo facile rifugiarsi nel mezzo: suona quasi come tentare una fuga disperata senza passaporto. Prima o poi, i nodi verranno al pettine.
E non ci saranno soldi, amori o sogni a portarci oltre la parola fine.



MrFord



"People try to put us d-down (talkin''bout my generation)
just because we g-g-get around (talkin''bout my generation)
things they do look awful c-c-cold (talkin''bout my generation)
yeah, I hope I die before I get old (talkin''bout my generation)".
The Who - "My generation" - 





Thursday's child

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La trama (con parole mie): proseguono le settimane all'insegna dell'incertezza e dei dubbi, come se non bastasse una presenza decisamente eccessiva del Cannibale su queste pagine - complice la Blog War, sono tre giorni su sette, una sorta di overdose neppure apparentemente piacevole -.
Farò di necessità virtù, comunque, e resisterò portando avanti il baluardo del buon Cinema a dispetto delle discutibili scelte del mio rivale. Del resto, al Saloon basta un bicchiere, e si può affrontare qualsiasi cosa!



"Merda, Ford è già al bancone. Non sarà rimasta una sola goccia di alcool."


Il giovane favoloso

"Non è per niente dolce, naufragare nel mare di stronzate che ogni giorno scrive il Cannibale."

Cannibal dice: Il film su Giacomo Leopardi che è stato parecchio apprezzato all'ultimo Festival di Venezia si preannuncia tra le (poche) visioni italiane degne di nota della nuova stagione. Il film sarà poi all'altezza delle aspettative? Chi lo sa?
L'unica cosa che so per certo è che il naufragar di Ford m'è dolce in questo mare.
Ford dice: Germano è uno forte, Leopardi era uno molto forte. Le premesse di un film interessante, nonostante si tratti di una pellicola italiana, potrebbero esserci. Eppure sento puzza di fregatura. Sarà che, dopo aver visto i film teen propinati dal Cannibale, ancora verso in uno stato di shock.




Tutto può cambiare

"Certo che Ford ci va giù pesante, quando prepara un cocktail!"

Cannibal dice: Tutto può cambiare, tranne Ford che rimane sempre lo stesso vecchio patito di porcherie action anni '80.
Quanto al film Tutto può cambiare, è una pellicola musicale – attenzione, non ho detto musical! - con Keira Knightley, Mark Ruffalo e Adam Levine dei Maroon 5. La recensione cannibale arriverà a breve, nel frattempo voi andate a guardarlo e soprattutto ad ascoltarlo.
Ford dice: tutto può cambiare, tranne Cannibal, che continuerà ad avere discutibili opinioni cinematografiche.
Il film, invece, mi pare una delle più classiche hollywoodianate mascherata da cosa cool, e nonostante i suoi protagonisti non mi dispiacciano affatto, non mi ispira neanche per sbaglio. Tanto più che il mio rivale pare averlo gradito.


Un milione di modi per morire nel West

"Accidenti, questa ragazza spara meglio di Peppa Kid!""E ti stupisci anche!?"

Cannibal dice: Conosco un milione di modi per far morire Ford. Sottoporgli un'altra maratona di miei spettacolari film teen, giusto per dirne uno. Uno dei modi per far morire me è invece sottopormi alla visione di un film western. Una tendenza cambiata solo di recente grazie a Django Unchained. Questo Un milione di modi per morire nel West di e con il mitico creatore dei mitici Griffin Seth MacFarlane riuscirà a replicare il miracolo?
Lo scoprirete presto non nel vecchio West e nemmeno nel saloon dell'ancor più vecchio Ford, ma su Pensieri Cannibali.
Ford dice: Seth McFarlane è un tipo abbastanza divertente. Ai tempi, adoravo i Griffin, e non mi è dispiaciuto - benchè imperfetto - Ted. Ora il buon Seth è alla prova del fuoco sul terreno forse più congeniale al sottoscritto insieme all'action: il Western. Ce la farà il papà dell'orsacchiotto più irriverente del Cinema recente a stupirmi? Solo il tempo - e White Russian - potranno dirlo.


...E fuori nevica!

"Vi prego, non mandatemi in macchina con Ford!"
Cannibal dice: Il nuovo film di Vincenzo Salemme con Giorgio Panariello e lo stesso Vincenzo Salemme?
Preferirei una nevicata. O una pellicola consigliata da Ford...
No, va beh, quest'ultima cosa no!
Ford dice: nevicherà quando smetteranno di distribuire schifezze come questa, o i film teen che piacciono tanto a Peppa Kid.


La banda dei supereroi

"Siamo venuti per fronteggiare quei due stronzi di Ford e Cannibal!"
Cannibal dice: Dal trailer pare una versione amatoriale, ma molto mooolto amatoriale, di Kick-Ass.
Mi chiedo come facciano a distribuire una cosa del genere non su YouTube ma nelle sale cinematografiche. A questo punto mi chiedo: tra un po' che avranno il coraggio di far uscire, pure i filmini delle gare di wrestling di Mr. Hulk Hogan Ford?
Ford dice: i supereroi mi piacciono, davvero. Non vedo l'ora che escano, per esempio, I Guardiani della galassia. E Avengers 2. Ma questo mi pare troppo perfino per me.


Cristiada

"Caro Peppa, un giorno tutto questo sarà tuo!""Ma Ford, io non voglio un ranch da cowboy!"
Cannibal dice: Che Cristo è questa roba?
Sembrerebbe una latino-americanata storica clamorosa con protagonista il mai sopportato Andy Garcia. Passo la patata caliente all'amante dei polpettoni Mr. James Ford e scappo a mettermi in salvo.
Ford dice: altro film che puzza di sòla lontano un miglio. Ma che è!? La settimana del Cucciolo Eroico!?


La moglie del cuoco

"La prossima volta cerca di non far guidare Ford, per favore!"
Cannibal dice: Un altro film sulla cucina? Ma non ne era arrivato uno appena la settimana scorsa?
Ormai le pellicole di questo genere stanno diventando più numerose del reality-show culinari. Già non me ne frega niente di quelli, figuriamoci di questi.
Ford dice: preferisco godermi le esibizioni di Bastianich, che sciropparmi l'ennesimo film legato a cuochi ed affini. Roba da togliersi il grembiule e abbandonare la cucina di FordChef.


Minuscule

"Cucciolo eroico, dopo aver letto la tua lista teen, ho scoperto di essere più dura di te!"
Cannibal dice: Ennesima pellicola d'animazione che si preannuncia trascurabile e minuscola. Quindi una tipica fordianata.
Ford dice: ormai non ho più dubbi. È la settimana delle potenziali delusioni. L'ennesima. Tra un po' finirò a rimpiangere le terrificanti liste di film suggeriti da Cannibal Kid.


Piccole crepe, grossi guai

"Una volta ero un blogger famoso passato al .com, e guardate ora come sono finito!"
Cannibal dice: Terza pellicola francese della settimana, dopo La moglie del cuoco e Minuscule, terza pellicola che a sorpresa non mi attira manco per sbaglio. Che mi sta succedendo? È la cattiva influenza di quel filoamericano di Ford, oppure è il cinema transalpino ad essersi un po' spento negli ultimi spenti tempi?
Ford dice: dopo una stagione memorabile, il Cinema transalpino pare in caduta libera neanche fosse l'attenzione rispetto ai consigli sviolinati dal mio rivale. Speriamo sia l'inizio di una nuova, grande stagione per il Cinema USA. Action, magari.


Fango e Gloria – La grande guerra

"Ecco, questo è il punto dell'imboscata a quei due fastidiosi bloggers."
Cannibal dice: Siamo sicuri che non sia una nuova fiction Rai?
Sicuri sicuri?
Ma sicuri sicuri sicuri sicuri???
Ford dice: Ford e Cannibal - La grande guerra. Questo sì, che sarebbe stato interessante.

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